Santa Rita, riaprono 8 reparti ma non quello degli «orrori»

Tornano a cigolare le porte della clinica Santa Rita. Mai chiuse del tutto, ma di fatto rimaste inutilizzate per una quarantina di giorni, da questa mattina si aprono e si chiudono di nuovo. Tornano i pazienti perché l’Asl ha ristabilito la convenzione, «ma la riapertura avverrà in modo graduale - precisa Carlo Lucchina - è impensabile che la struttura dopo 40 giorni riprenda la sua attività esattamente dove l’ha interrotta». Interviene durante il congresso «Dopo il caso Santa Rita. La sanità tra pubblico e privato» organizzato dalla Uil il direttore generale della sanità in Regione e per l’occasione sottolinea con veemenza che all’indomani delle ultime inchieste, il sistema dei controlli lombardo non può essere messo sotto accusa. «In Lombardia da tempo i controlli sono mirati - spiega - ma è impossibile controllare 170 milioni di prestazioni». E però i controlli continuano e non in maniera casuale. Dopo i Drg gonfiati, sotto la lente di ingrandimento sembra essere finito l’operato dei medici di medicina generale che prescriverebbero esami diagnostici inutili e troppo approfonditi. A far scattare l’allarme un’anomalia: «Al posto del semplice e più economico emocromo - si apprende da una fonte interna della Regione - cominciano ad esserci troppe richieste di indagini più approfondite, per i marker tumorali ad aesempio, non giustificate dal punto di vista epidemiologico».
Tornano i pazienti in Santa Rita, ma non in tutti i reparti. Da oggi riapre il pronto soccorso, medicina e chirurgia generale, cardiologia, ortopedia, stoke unit, terapia intensiva e riabilitazione. Da lunedì prossimo, anche ginecologia, urologia, chirurgia vascolare, oculistica, otorinolaringoiatra e a fine agosto pure neurochirurgia. All’appello manca solo chirurgia toracica, il reparto guidato fino a settembre scorso da Brega Massone, il chirurgo accusato di interventi inutili, lesioni e truffa al sistema sanitario nazionale. «Al momento - precisa Lucchina - non se ne ravvede la necessità sulla città di Milano».
Dallo scorso marzo, quel reparto era stato affidato al professor Gino Volpato, già preso in considerazione per l’incarico nel 2005 «quando invece altri avevano deciso di affidarlo a Brega Massone». Da marzo a fine giungno, «io e la mia equipe eravamo riusciti a ravviare un’attività normale». Fino allo scoppio dello scandalo, seguito dalla scelta della Regione di sospendere la convenzione. «Ho lavorato fino al 15 giugno circa poi non c’è stato più niente da fare e da allora in clinica sarò passato solo un paio di volte». Volpato non si è presentato neppure questa mattina in via Jommelli, «nessuno mi ha avvertito, ho saputo che la Santa Rita avrebbe riaperto dai giornali. Nessuno mi ha detto niente».

Neppure che il suo reparto non verrà più riaperto? «Lo sento da lei, per la prima volta». A questo punto che pensa di fare? «Vado in università, per la sessione d’esami: sono l’unico docente di chirurgia toracica, non posso mancare». E domani? «Continuo ad aspettare una telefonata».

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