Cronache

Santo Stefano inforca gli sci aspettando di scoprire le stelle

La Val d’Aveto pratica il fondo, progetta impianti di risalita e un osservatorio astronomico

Santo Stefano inforca gli sci aspettando di scoprire le stelle

Maria Vittoria Cascino

Santo Stefando d'Aveto della neve che deve cadere. Degli impianti che s'hanno da fare. Dei progetti che scendono dal Bue in terra di Parma. Del freddo che arriva prima. Delle strade che diventano piste da fondo. Di una stagione sciistica che sta per partire e incrociamo le dita che da fare ce n'è eccome. Perché che Maggiorasca, Bue e Penna custodiscono, se ne sta ad un'ora di macchina da Genova, Parma e Piacenza. Terra di mezzo che lo scirocco tenta di vendere al mare.
Terra che si ritaglia piste da fondo «da fare invidia alle stazioni più blasonate» butta lì Cristoforo Nassano, assessore agli impianti di risalita. Perché qui la storia è già imbastita da tempo e pare in dirittura d'arrivo. «Ci stiamo muovendo su due fronti - spiega Nassano -. Su quello ligure abbiamo contattato Regione Provincia per finanziare il progetto degli impianti di risalita. È già operativo un gruppo di lavoro, cui sovrintende lo stesso presidente della Provincia, che vede coinvolti gli enti suddetti, Parco, Comunità Montana e Comune».
A breve la risposta su un progetto che mira al rilancio in grande della stazione. Con una seggiovia biposto (1120 persone all'ora) che da Rocca D'Aveto sale al Prato della Cipolla, da dove raggiunge poi il Monte Bue. Il tutto a coprire i già esistenti 10 km di piste cui andrebbero ad aggiungersene altri 5 grazie al collegamento della Colletta con il Monte Maggiorasca. «E poi c'è l'idea di allargarsi dal Bue verso il piacentino, con un impianto di risalita da Ferriere. È su quel versante esposto a Nord che la neve è più bella». Tornerebbero a funzionare la pista rossa fino a Rocca d'Aveto, l'azzurra al Prato della Cipolla, la nera sempre alla Cipolla, dove arriva anche l'agonistica che parte dal Bue.
Poi c'è il fondo, i 15 chilometri che viaggiano dal Tomarlo al Penna, «anche se si può già partire da Rocca d'Aveto. Oggi è già preso d'assalto, ma vogliamo rivalutarlo. Con Regione e Provincia stiamo progettando un centro di sci nordico nella foresta del Penna. Qui sarà possibile ricevere assistenza tecnica e sanitaria. Senza contare che le due casermette della Forestale, passate al Parco, diventeranno una sorta di albergo». Cresceranno i chilometri di pista (il Comune ha acquistato un nuovo mezzo battipista) che può allungarsi sulle decine di sentieri ritagliati sul Penna, fino al versante emiliano. Anche se, di fatto, chi pratica sci nordico può trovare fin d'ora tutti i servizi. E poi c'è sempre la provinciale 654, che da carrozzabile ad alta frequenza in estate, diventa pista da fondo in inverno. Una spettacolare strada di crinale a quota 1500 che collega il principale asse viario tra Emilia Romagna e S. Stefano al Monte Penna.
L'altra scommessa, sul fronte emiliano, è l'impianto di risalita da Ferriere al Penna, dove si sta pensando di piazzare un osservatorio astronomico: «L'università di Brera ha indicato il Bue coma la zona più buia nel nord Italia e la meno disturbata dalle luci degli abitati. Si aggiunga l'aria rarefatta e la visione è ottimale». Qui i finanziamento dovrebbe arrivare dallo Stato. Nell'attesa c'è la pista di Prato Bello a Rocca d'Aveto con lo Sci Club Santo Stefano d'Aveto che assiste esperti e non. Con neve vera o sparata, non importa.

Ciò che conta è sciare.

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