Guardate un po’ qui a fianco, che passerella: bikini, scollature, cosce traslucide. Una sfilata di moda estiva? No, la redazione di Santoro. Negli anni ne ha collezionate una mezza dozzina, da Samarcanda ad Annozero, di bellezze da copertina, pezzi di professioniste. Ci potrebbe fare una puntata: il santorinismo. Difficile la faccia, perché il velinismo sembra appassionarlo solo se si attribuisce a Silvio Berlusconi. Nelle bellezze sue, invece, non ci trova niente di torbido, nessun sospetto, nessuna favoritismo verso un bel corpo di donna. Eppure il dubbio può sfiorare anche i più insospettabili. Domandava un cronista: «Ma Santoro l'ha scelta perché è bella o perché è brava?». Rispondeva l'incantevole Luisella Costamagna, un metro e ottanta di bionda, una delle gnocche con la testa di Santoro: «E dàgli... Ma chi ha detto che una non può essere brava se non è cozza?». Nessuno, tanto meno Santoro che le cozze le prende solo al ristorante, in impepata, e non certo nei suoi programmi. Sono passati otto anni e fa sorridere che quella volta, a maliziare sul fatto che anche nell'arena dell’accigliato Santoro conti la forma (fisica) oltre alle parole, fosse proprio Marco Travaglio, all'epoca cronista torinese di Repubblica e non ancora bodyguard di Annozero. Malizie da caserma forse, ma più che lecite se si dà un occhio alle squadre di Santoro dalla vecchia Samarcanda (1988) a oggi. Tra i baffi di Ruotolo, le inchieste dei bravissimi Iacona, Nerazzini, Bianchi e Formigli e le camicie sdrucite di Vauro, spunta sempre il viso grazioso di qualche bella reporter. Così, per addolcire lo spettacolo, tra una bordata e l’altra.
Santoro, da bravo chef, non ha mai risparmiato nei suoi show l’ingrediente più sapido del piccolo schermo. E se l’è trovate via via con la cura del pigmalione, giovani promesse su cui lui scommette e che in cambio ricevono un posto in prima fila nel programma. Le lusinga di attenzioni (una volta da Rispoli confessò che il suo sogno era di portare Bianca Berlinguer a Mediaset, dove allora conduceva Moby Dick) ma poi si stufa. Una lunga lista di colpi di fulmine (solo professionali, ad eccezione di Simonetta Martone, giornalista di Samarcanda e compagna di Santoro) e rotture, innamoramenti e voltafaccia accompagnati anche da qualche pugnalatina. Eccole lì, le santorine. Veline intelligenti, l’aria studiata da ribelli ma con l’abito giusto, selezionate negli anni dal conduttore arcigno ma con una insospettabile attenzione al look ed altre frivolezze (memorabile la sua tinta biondo-Birra Peroni con cui inaugurò Annozero un anno fa). Bionde, brune, castane, mulatte, aristocratiche, sportive, intellettuali, occhi cerulei da fatina, nocciola da berbera, di tutti i generi. Ma chi li capisce i gusti di Santoro in fatto di donne? Pazienza, tutte carine però. D’altronde qui si fa lo share o si muore. E certo tira più un capello di biondina che un baffo di Ruotolo.
Bella ciao? Sono tante le belle a cui ha detto ciao (e addio). Le bionde: Luisella Costamagna, Beatrice Borromeo, Margherita Granbassi. Le castane: Simonetta Martone, Mariolina Sattanino, Bianca Berlinguer, Greta Mauro (new entry, era una delle inviate in Abruzzo). Le more: Maria Cuffaro (è quella con lo sguardo dark che conduce il Tg3 serale in alternativa a Bianca Berlinguer, le santorine fanno carriera...). Le mulatte: per ora solo Rula Jebreal. Tutte ben piazzate nella classifica di Telegiornaliste.com, il sito dei guardoni di tg.
All’inizio Santoro pescava dalle giovani redattrici di Rai Tre (così notò e prelevò Bianca Berlinguer, Simonetta Martone, Mariolina Sattanino), o nelle tv locali (catapultò la Costamagna dalla minuscola TeleTime a RaiTre dopo solo un colloquio...), negli ultimi anni invece si è dato al talent scouting extraprofessionale, per dare voce alla gente comune, alla «generazione zero». O a molti zeri, come la contessina Beatrice Borromeo, ventiquattrenne diplomata (nemmeno laureata come certe candidate...), senza arte ma con molta parte (presente la dinastia dei Borromeo? Sono parenti suoi) che secondo Santoro doveva rappresentare i giovani precari. Esperienze di redazione? Qualche servizio sì, ma come modella per Rocco Barocco e Chanel. Indimenticabile il suo esordio giornalistico da Michele: «Io vado a Napoli solo per turismo, ma ora vi parleremo di questa città...». Bella da vedere, meno da sentire.
È la legge dell’immagine, il velinismo che Santorescu (come lo soprannominarono in Rai) osserva con grande diligenza ma rinfaccia agli altri. Un po’ di giornalismo e una spruzzata di feromoni femminili: lo show può cominciare. Anche se spesso è turbolento. Con Rula Jebreal la luna di miele professionale è durata poco. Sembrava dovesse essere la nuova Santora, invece dopo qualche intervista zoppicante (poverina, le diedero in diretta della «gnocca senza testa»...), la bella palestinese fu troncata di netto. Anche la Borromeo è stata scaricata da Santorescu, che ha trovato il rimpiazzo guardando le Olimpiadi: la spadaccina Granbassi, fisico da playmate.
È rapido a scaricare, ma succede anche il contrario.
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