Era di Gubbio e la sua storia comincia che è già sposata e madre di una bambina. Quando questa morì, Santuccia e il marito presero labitudine di ascoltare le prediche del b. Sperandio. Delusi dal mondo e attratti dallideale monastico, i due coniugi decisero di farsi religiosi. Lui entrò nei benedettini dellabbazia di San Pietro, nella stessa Gubbio. Lei, con la sua parte di beni fondò un nuovo monastero su un colle vicino. Lo intitolò alla Vergine e alle sue suore diede la regola benedettina. Queste religiose avevano nome Serve della Madonna ma il popolo le chiamava «santuccie». La Terebotti ne prese labito il 21 marzo del 1260. Ben presto la nuova famiglia religiosa si espanse in tutta lUmbria ma anche in Toscana e nelle Marche con ventiquattro monasteri. Altri tre vennero aperti in Roma. Qui il Maestro dei Templari nel 1293 cedette alla Terebotti la chiesa di Santa Maria in Iulia, in seguito detta SantAnna dei Funari, cui fu unito un monastero della nuova congregazione. Per i soliti problemi di giurisdizione, la fondatrice venne a un certo punto addirittura scomunicata dallabate benedettino di Gubbio ma fu assolta dal papa Clemente IV, che da Avignone rese le «santuccie» direttamente dipendenti dalla Santa Sede. La Terebotti morì nel 1305, lo stesso giorno della sua vestizione, e fu sepolta nella sua chiesa.
Nel monastero annesso si ritirò Vittoria Colonna (la musa di Michelangelo) e ci morì nel 1547. Ma nel 1887 la tomba della Terebotti fu inspiegabilmente demolita. È possibile che centri il clima di guerra fredda tra Stato e Chiesa in quegli anni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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