Sapienza, Bagnasco: rinuncia del Papa spinta dal governo. Palazzo Chigi nega

Il presidente della Cei: "Questo paese si presenta sempre più sfilacciato e frammentato al punto da apparire ridotto addirittura a coriandoli". E torna a ribadire il "no" alle unioni civili: "I politici cattolici ascoltino la propria coscienza"

Sapienza, Bagnasco: rinuncia del Papa 
spinta dal governo. Palazzo Chigi nega

Città del Vaticano - Annullando la visita all’università La Sapienza il Papa non si è tirato indietro, ma ha compiuto una rinuncia che "si è fatta necessariamente carico dei suggerimenti dell’autorità italiana". Il cardinale Angelo Bagnasco dipinge il ritratto di un Paese "che si presenta sempre più sfilacciato e frammentato al punto da apparire ridotto addirittura a coriandoli".

"Un grave espisodio di intolleranza" Il presidente della Cei torna sul "grave episodio di intolleranza", creato da una minoranza "assolutamente esigua" di docenti e studenti". Secondo l'arcivescovo di Genova, "l'amara soluzione", che "si è fatta necessariamente carico dei suggerimenti dell’autorità italiana, nasce essa stessa da un atto di amore del Papa per la sua città".

"E' l'esito del settarismo illiberale" Bagnasco punta il dito contro l’ateneo capitolino che si è "precluso di fatto ad una presenza di universale autorevolezza e ad un apporto accademico altissimo". "E' l'esito del settarismo illiberale che, assumendo per pretesto la nota e ormai ben indagata vicenda di Galileo, ha superficialmente manipolato la posizione espressa dal Papa facendone una bandiera impropria per imporre la loro chiassosa volontà".

La replica del governo "Il governo italiano non ha mai suggerito alle autorità vaticane di cancellare la visita di Papa Benedetto XVI all’università La Sapienza. Sia il presidente del consiglio che il ministro dell’Interno, dopo la riunione del comitato provinciale per la sicurezza e l’ordine pubblico alla quale erano presenti anche i responsabili della gendarmeria vaticana, hanno infatti comunicato alle autorità vaticane che lo Stato italiano garantiva assolutamente la sicurezza e l’ordinato svolgimento della visita del Santo Padre". È quanto scritto in una nota diffusa da Palazzo Chigi in replica alle affermazioni del cardinale Bagnasco.

"Guardare avanti con fiducia" Pur dicendosi preoccupato il presidente della Cei applaude il fatto che "l’assenza forzata all’incontro sia diventata una presenza assai più dilatata del previsto". Questo non solo per l'eco che ha avuto il discorso mai pronunciato, ma pubblicato su diversi giornali, ma anche per la folla di persone che hanno partecipato, ieri, all’Angelus in san Pietro. "È la testimonianza fedele dei sentimenti forti che albergano nel popolo italiano. Il che ci induce, nonostante tutto, a guardare avanti e ad avere fiducia".

"No alle unioni civili e al divorzio breve" Bagnasco ha poi ribadito un "no" tondo ai registri delle unioni civili istituiti a livello municipale. "La Chiesa dice sì alla famiglia, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna". "Per questo si oppone alla regolamentazione per legge delle coppie di fatto, o all’introduzione di registri che surrogano lo stato civile", ha concluso Bagnasco avvertendo che "la struttura della famiglia non è paragonabile ad un’invenzione stagionale", e questo per "la indubitabile complementarietà tra i due sessi" e per "il bisogno che i figli hanno, e per lunghi anni, di entrambe le figure genitoriali, quanto meno per il loro equilibrio psichico e affettivo". Da qui unh secco "no" al divorzio breve che mina la stabilità della famiglia.

"Aggiornare la 194" Sul tema dell’aborto Bagnasco invita a non escludere "almeno l’aggiornamento di qualche punto della legge 194" non ignorando "il portato delle nuove conoscenze e i progressi della scienza e della medicina" e tenendo conto "che oltre le 22 settimane di gestazione c’è già qualche possibilità di sopravvivenza". E avverte: "Non ci può mai essere alcuna legge giusta che regoli l’aborto".

"I politici cattolici ascoltino la propria coscienza" In tema di aborto e difesa della famiglia, il

presidente della Cei torna a raccomandare ai politici cattolici di ascoltare la propria coscienza. "Sui temi moralmente più impegnativi non valgono i vincoli esterni di mandato - spiega - l’unico giudice è la propria coscienza".

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