Londa durto suscitata dalle parole che Benedetto XVI non ha potuto pronunciare alluniversità romana La Sapienza non si è ancora quietata. Lo ha dimostrato laula Magna della Cattolica che si è riempita di docenti ma soprattutto di studenti che non sono voluti mancare allincontro proposto dal rettore, Lorenzo Ornaghi. Tema: un pubblico colloquio sul mancato discorso del Pontefice. Il Santo Padre si era rivolto allistituzione universitaria, ricordando la missione propria di ogni ateneo: «Essere custode della sensibilità per la verità, non permettere che luomo sia distolto dalla ricerca della verità». E, facendo memoria della ragione della fondazione delle prime università, aveva affermato: «Penso che si possa dire che la vera, intima origine delluniversità stia nella brama di conoscenza che è propria delluomo».
I relatori del dialogo pubblico di ieri provenivano da atenei diversi: Giorgio Israel, ordinario di Matematiche complementari alluniversità La Sapienza; Salvatore Veca, ordinario di Filosofia politica allIstituto universitario di studi superiori di Pavia; Serena Vitale, ordinario di Lingua e letteratura russa alluniversità Cattolica. Un motivo ha attraversato le relazioni dei tre: la definizione di ragione nel senso «allargato» (usato dal Pontefice a partire da Ratisbona). Emblematiche, a questo proposito, le parole di Israel: una chiara ammonizione a non scindere la dimensione etica e morale da una razionalità di stampo prettamente scientifico.
I tre ordinari hanno dato corpo alle parole che il rettore Ornaghi aveva consegnato alla comunità accademica attraverso una lettera: «Consegniamo fin dora il nostro impegno a riflettere sul discorso donato dal Santo Padre ai docenti universitari e a tutti i giovani che nelluniversità cercano la risposta vera alle loro più profonde domande di conoscenza». Questa lettera di solidarietà al Papa campeggia da una settimana allingresso delluniversità, titolata da Ateno Studenti «Grazie Rettore, magnifico!».
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