«Sarò il Fiorucci di San Babila»

«Milano merita di tornare a vibrare. Era dai tempi di Fiorucci, negli anni Settanta, che la mitica piazza San Babila non sentiva più l'energia potente dei giovani e dello spirito internazionale». Così Renzo Rosso, patron di Diesel, commentava l'altra sera l'inaugurazione del più grande Diesel Planet del mondo che incassa 200 euro al minuto e impiega oltre cinquanta dipendenti. La piazza che cinque anni fa aveva sofferto la chiusura di Fiorucci, crocevia di due generazioni, ha una nuova cattedrale dello shopping. Circa quattrocento gli ospiti internazionali venuti a festeggiare il monumento più straordinario alla cultura dei giovani e ai loro desideri. C'era un'icona come Chloe Sevigny, attrice e modella statunitense, c'era Maurizio Cattelan arrivato direttamente da New York - «dovevo venire a Milano per trovare questa magnifica atmosfera internazionale» commentava - c'erano Beatrice Borromeo con Pierre Casiraghi, Valentina Cervi, Daniele Bossari e Filippa Lagerback. Renzo Rosso fiero di questo investimento (circa 15 milioni di euro) che si aggiunge a quelli richiesti per gli altri due Planet Store già aperti a Hong Kong e Tokyo e al prossimo sulla Fifth Avenue a New York in primavera, commentava: «Questa è la nostra risposta alla crisi e siamo certi di essere sulla strada giusta perché nei nostri store le vendite delle prime tre settimane di gennaio hanno segnato un incremento dell'8 per cento». Con una superficie di oltre 1.500 metri quadrati su tre livelli, questo di Milano si candida a diventare punto fondamentale di aggregazione anche per la sua tecnologia. «Abbiamo studiato un sistema per cui quando entri, se hai il blue tooth, ti mandiamo un messaggino di benvenuto, poi ognuno può scegliere attraverso computer il jeans preferito e ordinarlo se non disponibile, provarlo anche in modo virtuale, farlo personalizzare» spiegava l'industriale nel suo tipico linguaggio anglo-veneto mentre annunciava il brevetto di cui va più fiero: il magic mirror. Quello specchio digitale che consente di guardarsi a 360 gradi e quindi controllare come stanno i jeans sul fondoschiena, luogo di culto per chi al denim affida il potere seduttivo.
Diavolo d'un imprenditore reduce dai festeggiamenti per i trent'anni della propria attività celebrati sull'otto volante di un futuro che vede il suo marchio saldamente posizionato fra i primi dieci brand italiani a più alto valore economico. Del resto il fatturato della Only the Brave, la holding cui appartiene Diesel, ammontava nel 2007 a 1,3 miliardi di euro con una crescita a doppia cifra sull'anno precedente.
Le luci del Diesel Planet di Milano anche a notte fonda erano scintillanti grazie alle vetrine a cristalli ricurvi per oltre 7 metri d'altezza e 35 di lunghezza. Elogio all'imprenditore più visionario dello sportswear italiano che ha anche scelto una formula alternativa alla sfilata per presentare in questa occasione la nuova collezione per il prossimo inverno. L'esplorazione del pianeta è un vero viaggio che comprende anche oggetti per la casa, intimo e accessori. Si parte dalla scala elicoidale in lamiera metallica saldata a mano per scoprire il corner libreria con alcune delle migliori pubblicazioni di Taschen, le postazioni wi-fi per lo shopping digitale, quella Dj che ogni settimana ospiterà performance live internazionali.

Inutile dire che dai bambini agli adulti, questo è il regno del jeans: ne sono esposti 5 mila. Una vera Bengodi che s'arricchisce di un'area vintage con modelli cult dagli anni 70 a oggi e limited edition sviluppate con altri brand. Un esempio? Quelli della 500 Fiat by Diesel.

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