Sarà stupro far l’amore con una donna ubriaca

da Londra

In un prossimo futuro gli uomini che accetteranno di avere rapporti sessuali con donne ubriache rischieranno di essere condannati per stupro. È questo l'effetto più controverso della riforma di legge, in via di approvazione in Gran Bretagna, volta a proteggere le donne. Di fatto, una volta accertato un tasso alcolico al di sopra della media, le signore verranno giudicate automaticamente incapaci di intendere e volere. Quindi non in grado di essere consenzienti, azzerando di fatto il più diffuso alibi cui sono soliti ricorrere gli accusati di violenze sessuali. Fino ad oggi nel Regno Unito solo un caso su venti terminava con la condanna dello stupratore. E l'ubriachezza della donna veniva spesso considerata un'attenuante nelle aule di giustizia. Una situazione anomala alla quale ha voluto mettere mano il governo di Tony Blair, preoccupato per una tendenza in pericolosa crescita. Secondo gli ultimi dati in possesso della polizia su 120 casi esaminati, 119 hanno come vittime donne con qualche bicchiere in più di alcol in circolo.
Sono le stesse donne a raccontare che la stragrande maggioranza delle violenze coincide puntualmente con abbondanti bevute. Avvicinate nei pub, come lungo le vie di casa, da uomini di cui spesso - il giorno dopo - non ricordano neppure il volto. Amnesie e tentennamenti che sono la via di fuga preferenziale per gli assalitori. Di recente ha fatto discutere il caso di Ryairi Dougal, una guardia giurata di 20 anni, assolto dall'accusa di stupro perché la vittima, una studentessa universitaria, non riusciva a ricordare se avesse dato il suo consenso al momento del rapporto sessuale. «Un assenso ubriaco è pur sempre un assenso», aveva commentato Justice Roderick Evans della Swansea Crown Court, il giudice. Inutili le proteste della ragazza che giurava che «mai e poi mai avrebbe potuto desiderare di far sesso con quell'uomo». Non ricordare nulla di quella notte è bastato per salvare il suo assalitore. Ma dopo l'ultima modifica legislativa casi simili non potranno più accadere. Quando una donna presenterà denuncia di violenza sessuale la polizia dovrà subito procedere a un test del sangue e delle urine. Quindi, tramite proiezioni retroattive, verrà calcolato il livello alcolico al momento della violenza. Se il tasso risulterà elevato (gli esami incrociati sangue-urine rilevano tracce di alcol fino alle 72 ore precedenti) l'accusato non potrà più difendersi sostendo che la «vittima» era consenziente. E verrà automaticamente messo sotto inchiesta per stupro.
Già ora la legge in vigore suggerisce che una donna, «avvicinata» in stato di incoscienza o mentre dorme, è poco probabile che acconsenta ad aver rapporti. Dal 2003, inoltre, ogni accusato di stupro deve dimostrare di avere «ragionevoli certezze» che la donna sia stata consenziente. Prima di allora bastava che lo «credesse». Ora il giro di vite.
La conferma arriva dall'Home Office che ha annunciato la fine degli studi dell'Advisory Council, il cui report verrà presto presentato all'esecutivo. «Spetterà poi ai ministri di competenza decidere quale politica adottare», fa sapere un portavoce. Ma non tutti sembrano d'accordo con la riforma. Il criminologo David Green, del think tank Civitas, sottolinea per esempio l'empiricità della nuova metodologia: «Stanno cercando di introdurre principi scientifici dove non è possibile avere certezze di questo tipo. Sarebbe molto meglio lasciare che sia il buon senso a disciplinare una materia così delicata». Mentre George McAlylay, a capo di un movimento in difesa dei maschi, Uk Men's Movement, sottolinea un potenziale elemento di discriminazione sessuale.

«Come si accerterà quando una donna ha perso il potere di autodeterminazione? - si chiede McAlylay -. Si introduce anche un pericoloso distinguo. Un uomo che beve rimane responsabile delle proprie azioni, una donna no».

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