Taranto - Si sono incontrati all’ora di pranzo e Sabrina ha detto al padre: è arrivata Sara, scendiamo a darle una lezione. Lui, Michele Misseri, si è alzato, è andato nel garage: la figlia "l’ha tenuta ferma impedendole di muoversi" e l’altro, "robusto contadino, ha stretto al collo della esile nipote una corda per 5-6 minuti, insistendo nell’azione costrittiva anche dopo che la vittima si era già accasciata al suolo". Sono queste le fasi dell’orrore che si è consumato nel villa di via Deledda, è questa la ricostruzione del gip del tribunale di Taranto, Martino Rosati, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Sabrina. La ragazza, 22 anni, cugina del cuore di Sara, sempre in prima fila per lanciare appelli, quella che il giorno dopo il fermo del padre ha pianto lacrime di dolore e rabbia dinanzi alle telecamere urlando «deve pagare, deve pagare», rimane quindi in carcere con le accuse di sequestro di persona e concorso in omicidio: avrebbe compiuto – spiega il magistrato nel provvedimento – «un’azione cruenta, protrattasi per lungo tempo, fino a che Sara non è caduta al suolo», avrebbe ucciso perché accecata dalla gelosia, perché non sopportava la simpatia tra Sara e Ivano che si erano abbracciati il 21 agosto durante la notte bianca di Avetrana. E lei non lo aveva sopportato. Al punto che nel corso di una lite in un pub proprio la sera prima dell’omicidio, Sabrina – sottolinea il gip – rivolgendosi a Sara disse: «Si vende, si vende, lei per due coccole si vende».
Ecco perché è scattata quella feroce vendetta, «un’azione preordinata più grave di quella programmata», scrive il giudice nell’ordinanza di custodia cautelare, 20 pagine che raccontano un delitto compiuto nel garage e un segreto custodito tra le mura della villa di famiglia. Contro Sabrina ci sono le dichiarazioni dell’amica, Mariangela, ma soprattutto il racconto del padre. Ma ora spuntano anche due sms mandati da Sabrina alla sorella: «Poi parliamo meglio, non dire niente altrimenti metti nei casini papà. Non deve sapere niente nè la zia e nè mamma... È quello della Sarah... zitta, non lo devono sapere altrimenti parlano». Michele Misseri ha ricostruito quanto accaduto il 26 agosto: la quindicenne è entrata, è stata affrontata dalla cugina, che voleva trascinarla nel garage per un chiarimento: voleva sapere di quelle molestie subite dall’agricoltore qualche giorno prima. «L’ha portata così malamente, con la forza, l’ha tirata», spiega l’agricoltore durante il drammatico interrogatorio del 15 ottobre dinanzi al pm Mariano Buccoliero. «Non voleva scendere, Sara se ne voleva andare», aggiunge; e poi ancora: Michele Misseri dice al magistrato inquirente che Sara piangeva e ripeteva «lasciami stare e fammi andare a casa», ma è intervenuta Sabrina e le ha intimato «no, adesso mi devi far sentire con la bocca tua cosa è successo». L’interrogatorio prosegue, l’agricoltore dichiara: «In quel momento non ci ho visto più (…) Sabrina l’ha bloccata (…)». Il destino di quella ragazza è stato cancellato così, in pochi minuti. «Quando stavo stringendo – dichiara Misseri al magistrato inquirente – Sabrina ha detto: ‘Lascia stare ora l’ammazzi eh…’ mi ha detto: ‘Finiscila’»; poi aggiunge che alla fine «Sabrina si è presa paura e se n’è andata di sopra, io l’ho coperta con un cartone…». E’ stata una trappola. Erano d’accordo, padre e figlia. «Le volevo solo mettere la corda al collo per spaventarla», sostiene Misseri dinanzi al pm. Il magistrato chiede: «Quindi era d’accordo Sabrina in questo discorso?». E lui risponde: «Sì».
Secondo il gip, Michele Misseri «è attendibile». Il giudice scrive che «ha reso una confessione densa di punti non chiari ad oggi ancora insoluti», ma precisa che «le sue dichiarazioni nel loro nucleo essenziale si presentano ampiamente credibili»; il magistrato scrive che l’agricoltore si «è ascritto, pure, un fatto turpe, quale lo stupro del cadavere della nipote, con una confessione, per questa parte del tutto, verrebbe da dire, gratuita, dal momento che nessuno aveva mai nemmeno sospettato tale ulteriore delitto». Nell’ordinanza di custodia cautelare il gip spiega che Misseri «ha cercato soprattutto di proteggere la figlia Sabrina». «E quando si è risolto a coinvolgerla – prosegue il giudice - comunque ha cercato almeno in un primo momento di assegnarle un ruolo di mera spettatrice del delitto». Il magistrato si sofferma sul rapporto tra padre e figlia, uno «speciale legame personale esistente tra i due e ribadito da costoro anche dopo la chiamata in correità». Il gip spiega come Misseri sia un uomo senza amici, solo anche in famiglia visto che «è pacifico – scrive – che egli dormisse su una sedia sdraio sistemata nella cucina e che, in quella casa, ognuno mangiasse per conto proprio»: anche per questa ragione, secondo il magistrato, «è del tutto irragionevole» che quest’agricoltore «vada ad accusare calunniosamente, e del più grave dei delitti, proprio l’unico riferimento sentimentale della sua vita».
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