Sarkò sfida scioperi e sondaggi Avrà le pensioni a ogni costo

La riforma a tutti i costi, nonostante la popolarità ai minimi storici e nonostante il Paese intero sia sceso in piazza a protestare. Nicolas Sarkozy ci ha messo tre anni per far vedere alla Francia un po’ di quella rupture promessa nella sua campagna elettorale del 2007. I deputati dell’Assemblée nationale votano oggi la riforma delle pensioni, approvata ieri dal Senato. Per il presidente francese potrebbe dunque essere un grande giorno, il giorno di un successo politico arrivato in un momento di forte impopolarità e nonostante l’imponente mobilitazione sociale.
Da settimane in ogni angolo di Francia i sindacati, le unioni dei lavoratori, gli studenti di università e licei manifestano e scioperano contro la riforma proposta dalla destra dell’Ump. I due terzi della popolazione, secondo i sondaggi, hanno sostenuto la protesta che in alcune città si è trasformata in violenti scontri tra polizia e manifestanti. La Francia, rivela il governo, avrebbe perso dai 200 ai 400 milioni di euro al giorno a causa del blocco della produzione. Soltanto in queste ore la mobilitazione inizia a perdere vigore.
Nonostante gli impietosi sondaggi e nonostante una rumorosa mobilitazione, Sarkozy non ha ceduto alla tentazione di barattare un compromesso in cambio della salvezza politica. In Francia, più di un governo ha perso la battaglia contro le pensioni. Nel 1995, Jacques Chirac ritirò il suo programma davanti al rifiuto della piazza. Il suo successore, a 18 mesi dal termine del suo mandato con una popolarità al 29%, forse non ha molto da perdere. E seguire Chirac ora non è certo un’opzione per Sarkozy, nota il Wall Street Journal. Cedere davanti all’irruenza della piazza non gli garantirebbe certo la rielezione, sancirebbe al contrario la distruzione della sua eredità politica.
Il leader francese, politicamente provato dalla crisi finanziaria, dagli scandali, dalle polemiche nate in seguito al rimpatrio forzato dei Rom durante l’estate, dall’opposizione alla riforma, sembra aver ritrovato in queste ore, nella lotta giuridica sulle pensioni, l’istinto del gioco. Ha spinto la riforma in un momento di grande debolezza politica, sapendo forse di non avere nulla da perdere. Se oggi il progetto di legge passasse, il presidente segnerebbe un punto, dimostrando al suo deluso elettorato - dopo tre anni di riforme promesse e mai attuate - di ricordarsi della lontana campagna del 2007. Con un successo sulle pensioni, Nicolas Sarkozy potrebbe presto riacquistare credito e consensi e prendere vento per la corsa elettorale del 2012.
La Francia ora è ferma, non più per gli scioperi ma per le vacanza di Ognissanti. E per il presidente la battaglia non si chiude qui: i sindacati, i lavoratori e gli studenti minacciano infatti di far ripartire dopo il ponte scioperi e proteste, di «cercare altre forme di lotta» o di aprire al negoziato per bloccare comunque la legge. Ma Sarkozy ha puntato tutto su questa riforma, da qui parte la sua riabilitazione presso l’elettorato. E il suo governo sembra in queste ore aver già dato per scontato il successo.

Per il primo ministro François Fillon il movimento di contestazione non ha già più senso e il presidente guarda già al dopo riforma: a una nuova squadra di governo con cui affrontare i prossimi 18 mesi all’Eliseo, alla prossima presidenza francese del G20, una possibilità per riaffermare l’immagine della Francia sulla scena internazionale e ad altre riforme.

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