Parigi - È un programma fermo e determinato
quello di Brice Hortefeux, amico di gioventù del presidente
francese Nicolas Sarkozy e ora capo del neonato ministero
dell’Immigrazione e dell’Identità nazionale: confermato
l’obiettivo 2007 di 25.000 clandestini espulsi. Anzi,
«riaccompagnati nel Paese di origine», per dirla come
Hortefeux, che martedì sarà in visita in Italia.
Dobbiamo essere «fermi ed umani», «sviluppare gli
interessi economici del nostro Paese salvaguardando le nostre
convinzioni umanitarie»: questi i principi del fedelissimo del
presidente, che oggi in una «tribuna» su Le Figaro spiega
in modo approfondito la nuova politica dell’immigrazione. La
parola «espulsioni» è bandita dal discorso del nuovo governo,
che da un punto di vista formale cerca il discorso politicamente
corretto.
Con Sarkozy al ministero degli Interni, ricorda Hortefeux -
che in Italia incontrerà il ministro degli Interni, Giuliano
Amato, e visiterà Lampedusa - il numero di clandestini
rispediti in patria è aumentato dal 2002 al 2006 del 140%. Per
il 2007, l’obiettivo di 25.000 «allontanamenti» - un altro
eufemismo del ministro per evitare ripetizioni - resta
confermato.
E se qualche straniero, in posizione irregolare da
anni, avesse i figli che vanno regolarmente a scuola - la
situazione è molto frequente, anche nel centro di Parigi -?
«La mia posizione è chiara - dice Hortefeux - se è normale
che i bambini presenti sul territorio siano scolarizzati, ciò
non significa che i genitori debbano automaticamente beneficiare
di documenti. Il diritto all’istruzione di un bambino può
essere soddisfatto anche nel Paese d’origine; esso non ha mai
comportato il diritto di soggiorno del genitore».
Nel discorso del ministro ci sono anche la presa d’atto che
l’immigrazione zero non è reale nè auspicabile, la convinzione
che per integrarsi ci sia bisogno di «una formazione civica,
linguistica e pratica sulla vita in Francia» e la necessità di
promuovere ’l’identità francesè.
Ma se l’intero obiettivo di limitare l’immigrazione è
ispirato dalla preoccupazione numero uno dei francesi, l’
insicurezza, un rapporto della Lega dei diritti dell’uomo prova
oggi a rimescolare le carte: a provocare insicurezza sono
soprattutto i poliziotti «da anni presi in ostaggio» dalle
politiche repressive, come afferma Jean-Pierre Dubois,
presidente della Lega. Il quale ha presentato un rapporto
allarmante insieme con la commissione nazionale Cittadini, giustizia, polizia con il sindacato della magistratura e il sindacato degli avvocati di Francia.
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