Sarkozy sfida i fondamentalisti Veli integrali banditi in Francia

Sarkozy lo aveva promesso ed è stato di parola, nonostante tante polemiche e il parere negativo del Consiglio di Stato. Da oggi in Francia il Burqa e il Niqab, ovvero il velo integrale nero che lascia scoperti solo gli occhi, saranno vietati.
Gli uomini che costringeranno le mogli o sorelle o madri a indossarlo rischiano un anno di prigione e una multa di 30mila euro. Le donne che lo porteranno spontaneamente saranno passibili di un'ammenda da 150 euro, ma solo dopo sei mesi, durante i quali potranno essere invitate a seguire dei corsi di educazione civica per apprendere valori e l'importanza della parità tra sessi in un Paese come la Francia. Se al termine di questo periodo persisteranno a indossare il Burqa o Niqab, la sanzione diventerà esecutiva.
In teoria tutto chiaro, con il plauso della stragrande maggioranza dei francesi, sia di destra che di sinistra. In realtà, però, si profilano nuove tensioni che potrebbero portare a scontri religiosi come quelli appena vissuti in America per il centro islamico vicino a Ground Zero. Se, infatti, le organizzazioni islamiche moderate intendono rispettare la legge, non fosse che per ragioni teologiche, i neosalafiti, ovvero gli integralisti, sono sul piede di guerra.
Mai come in queste ore, emergono due Islam in Francia. Mohammed Moussaoui, presidente del Consiglio francese del Culto musulmano, ricorda che «il velo e tantomeno quello integrale non è preconizzato dal Corano», dunque una donna può essere un'islamica devota senza coprirsi il volto. Ma i fondamentalisti giudicano questa interpretazione addirittura blasfema. E non intendono cedere. Stanno organizzando manifestazioni di protesta e provocazioni pubbliche allo scopo, verosimilmente, di causare incidenti e di spingere alla sollevazione solidale i fondamentalisti islamici di tutto il mondo.
La polemica, che continua da circa sei mesi, ha comunque già prodotto una conseguenza. Il numero delle donne che indossano il Niqab è aumentato, sebbene di poco. Erano poche centinaia fino all'anno scorso, ora sono stimate ad almeno duemila, tali dunque da provocare disordini. «Le provocazioni si moltiplicano - dichiara Michèle Vianes che dirige l'Ong Regards de femmes -. Prima si incrociavano solo in periferia, ora, sempre più spesso, anche nelle vie centrali di città come Lione e addirittura di Parigi».
Un uomo d'affari francese, ma di origine araba e iscritto al Partito socialista, sta addirittura creando un fondo per consentire alle donne islamiche e ai loro mariti di pagare le multe. «Ho già raccolto 200mila euro e mi appresto a vendere alcune proprietà immobiliari. Entro fine mese toccherò il milione di euro», afferma Rahid Nekkaz.
Il problema è che Sarkozy ci ha messo la faccia e non può più tornare indietro, né mostrarsi tollerante. Per convinzione e anche per opportunismo, poiché iniziative a forte impatto emotivo come queste o come le espulsioni dei Rom, gli consentono di sviare l'attenzione da altre vicende per lui imbarazzanti come quelle dei fondi neri ricevuti dalla Bettancourt, erede dell’impero L'Oréal.
Di certo i francesi stanno con lui. E non solo loro: il ministro italiano delle Pari opportunità, Mara Carfagna, ieri ha detto di «auspicare che il Parlamento, dopo lo stimolo venuto dalla Francia, decida di proseguire e portare a compimento la discussione del progetto di legge che vieta l’uso del burqa nei luoghi pubblici anche in Italia». Ma ovviamente sono soprattutto i francesci a stare con Sarko.

E non ne possono più dei musulmani estremisti che pretendono di vivere in Occidente e al contempo di seguire norme di comportamento teologicamente molto discutibili e degne di regimi anchilosati. Regimi che continuano a vivere nel buio della Storia.
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