Via Sarpi Carne avariata in frigorifero, chiusa una macelleria cinese

Dalla cella frigorifera arrivava un odore nauseante «da obitorio», l’hanno poi descritto i ghisa che, insieme al personale dell’Asl, hanno ispezionato una macelleria cinese in via Paolo Sarpi. Scoprendo che la carne non aveva alcuna certificazione di provenienza ed era ammonticchiata alla rinfusa, non c’hanno pensato due volte: chiuso il negozio e denuncianti i proprietari, marito e moglie. Che probabilmente questa volta non avranno ringraziato inchinandosi cerimoniosamente come sono soliti fare gli orientali.
Il blitz è scattato l’altro giorno quando gli agenti del Comando di Zona 1 e della Polizia Annonaria insieme al personale dell’Azienda sanitaria sono entrati nell’esercizio commerciale nel cuore di Chinatown. Scoprendo un piccolo compendio di irregolarità penali e amministrative, tra cui bilance non revisionate. Ma questo tutto sommato era niente. Il meglio, si fa per dire, i ghisa l’hanno scoperto aprendo la porta della cella frigorifera da cui proveniva un lezzo ammorbante testualmente definito «da obitorio» dagli operatori. Qui la carne era conservata in pessime condizioni igieniche, senza alcuna separazione tra quella di maiale e bovina e i diversi tagli. E soprattutto senza alcun timbro che accertasse la reale provenienza. Con il sospetto che provenga dalla stessa Cina, da cui è vietata l’importazione.
Ricordando che la Cina è uno dei Paesi asiatici dove si è sviluppata l’epidemia della micidiale influenza aviaria e dove molti bambini si sono ammalati e purtroppo anche morti per il latte in polvere adulterato gli ispettori hanno subito posto i sigilli alla macelleria. E segnalato all’autorità giudiziaria i titolari, due coniugi naturalmente cinesi.
«Solo pochi giorni fa abbiamo denunciato il titolare di una macelleria islamica di via Casoretto che ospitava clandestini - spiega ora Riccardo De Corato, vicesindaco con delega alla Sicurezza - ora è il turno di una macelleria cinese che conservava carne avariata e che proveniva da chissà dove, magari dalla stessa Cina da cui è vietata l’importazione delle carni animali.

Non bastavano - aggiunge De Corato - i finti centri massaggi, i dormitori per clandestini, gli scantinati trasformati in bische clandestine (i cinesi notoriamente vanno pazzi per il gioco d’azzardo), le migliaia di oggetti contraffatti, nella ormai vastissima gamma di violazioni della legge. Ora ci sono pure le macellerie».

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