La satira non può mai sfociare in un «insulto gratuito», poiché «al pari di ogni altra manifestazione del pensiero, non può infrangere il rispetto dei valori fondamentali della persona». Lo sottolinea la Cassazione, confermando una sentenza della Corte dappello di Milano che, nel 2002, aveva condannato il vignettista Giorgio Forattini, lallora direttore responsabile di Panorama Roberto Briglia e la Mondadori, al risarcimento danni, pari a 60 milioni di vecchie lire, nei confronti di Gian Carlo Caselli, allepoca dei fatti procuratore capo a Palermo. Il magistrato aveva, infatti, chiesto di essere risarcito in merito a una vignetta firmata da Forattini, nella quale era raffigurato uno scheletro con un ciuffo di capelli bianchi a forma di falce e una sciarpa rossa che teneva in mano una pistola e nellaltra la bilancia simbolo della giustizia. Per Caselli, la vignetta «era riferibile a lui» e «con evidente allusione gli attribuiva la responsabilità del suicidio» del giudice Luigi Lombardini.
Per la Suprema Corte «è stata esclusa la scriminante nella satira che, trasmodando da un attacco allimmagine pubblica del personaggio, si risolva in un insulto gratuito alla persona in quanto tale o nella rappresentazione caricaturale e ridicolizzante di alcuni magistrati posta in essere allo scopo di denigrare lattività professionale da loro svolta attraverso lallusione a condotte lesive del divere funzionale di imparzialità».Ma la satira può essere reato?
Giorgio Forattini, condannato per una caricatura del procuratore Gian Carlo Caselli, si confronta con Alfio Krancic
Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.