Torna il Tango di luna di Luciana Savignano: la creazione sarà sul palco del nuovissimo Tendone Citylife di via Benedetto Croce, angolo via Kant (zona Bonola).
Di notte, sotto la luna, in un posto qualsiasi di questo mondo, nasce il Tango di Luciana. Una grande artista incontra il tango, e il tango incontra la sua vita, i suoi pensieri. Passato, presente e futuro scorrono su tre linee parallele: si rincorrono, si afferrano, si sovrappongono, si lasciano, si riprendono.
Luciana Savignano, lei ha portato lo spettacolo in spazi diversi della città, oggi le tocca trasferirlo sotto un Tendone...
«Io credo che il successo di uno spettacolo dipenda sempre dal pubblico e a me piace mettermi continuamente in discussione; anzi mi esalta il momento in cui lo spettatore si lascia affascinare dal mio corpo mentre danza. Io non avevo mai ballato il tango; oggi quasi non ne posso fare a meno. Debbo dire che le indicazioni di Susanna Beltrame sono state determinanti, mentre la dolcezza e la durezza di Alessandro Angelica mi hanno data una certa sicurezza. Così mi sono affidata completamente a lui e, dal movimento iniziatico, del Tango sono passata ad una vera e propria appropriazione».
Come avete costruito la milonga?
«La milonga è uno spazio dei nostri sogni, abbastanza libero, con delle sedie laterali che aiutano a creare un vero e proprio luogo geometrico, un rettangolo allungato. In questo spazio, una ballerina di danza classica, tra stupori e perdite di coscienza, incontra due uomini che sono anche due solitudini. Tra i tre, grazie al tango, nasce una strana storia; il linguaggio della danza si trasforma così in un linguaggio interiore, pertanto la loro storia non ha nulla a che fare con il folklore, nel senso che non ha nulla di esteriore».
E la musica?
«Abbiamo rispettato le vere musiche del tango, scegliendo Oscar Pugliese e tralasciando Piazzolla».
Insomma una Savignano che abbandona le punte per passare ai tacchi?
«Beh, non proprio così. Le punte per me sono il passato e il presente; i tacchi servono a corroborarle».
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