Savona ai tempi delle case chiuse

Savona ai tempi delle case chiuse. Storia di un'epoca che non c'è più, certo, ma anche testimonianza di una realtà che nella città della Torretta come nel resto d'Italia non deve lasciare traccia soltanto nel ricordo dei contemporanei. Tutto raccolto con dovizia di particolari nel libro di Nanni De Marco, «Cento savonesi raccontano le case chiuse». Ma nessuno pensi a un testo pruriginoso o volgare. Tant'è che ne ha ricevuta copia persino il vescovo di Savona e nella prefazione è presente l'intervento di don Bertolotto, parroco molto conosciuto all'ombra della Torretta e scomparso ormai da qualche anno.
Il periodo storico di riferimento è quello antecedente il 20 febbraio del 1958, data di entrata in vigore della legge Merlin che ha abolito le case di prostituzione. «Ricordo che in quell'occasione - racconta divertito De Marco - a Savona si tenne una cerimonia funebre in pieno spirito goliardico. Un corteo partì da corso Italia e raggiunse via Fraschieri, dove si trovava un noto bordello oltre alla statua di Giuseppe Fraschieri. I ragazzi dell'associazione goliardica savonese misero al braccio della statua una fascia nera in segno di lutto e depositarono lì davanti una corona di fiori». Un quadro che ben rende l'atmosfera con cui venne vissuta a Savona l'abolizione delle case chiuse. «Non c'è nulla di scandaloso in tutto questo - continua - erano luoghi regolamentati, chi usciva dalle righe veniva cacciato via in malo modo e nessuno deve pensare a chissà quali antri del peccato». L'autore, attraverso le testimonianze raccolte, descrive i casini savonesi di via Fraschieri, vico Gallico, corso Mazzini, vico del Fico e vico della Trinità come ambienti in cui regnava compostezza e rispetto. «Erano anche i pochi luoghi dove c'era il riscaldamento, per cui capitava che ci si ritrovasse lì anche senza la diretta intenzione di andare a letto con una delle signorine che vi si trovavano. Anche se poi arrivava la padrona a mandarci via all'urlo di: qui si lavora!».
L'idea di raccogliere le testimonianze dei concittadini su questo tema che ancora suscita dibattito e, a volte, imbarazzo, è nata a seguito di un convegno proprio sulla legge Merlin. «E in effetti durante la lavorazione del libro - scherza - mia moglie mi ha più volte chiesto come facessi ad essere così informato, se come le avevo detto non avevo mai frequentato quei posti...». Ma i racconti dei savonesi sarebbero molto più di un centinaio, precisa, «si potrebbe far uscire un'intera enciclopedia».
All'interno del testo numerosi gli spaccati di vita raccontati con naturalezza, quadretti che richiamano la belle epoque in cui carrozze trainate da cavalli facevano il giro della città per presentare le nuove signorine arrivate nei bordelli cittadini. «Queste ragazze - spiega De Marco - miravano per lo più a raccogliere denaro per poi aprire una latteria o una merceria, comunque un'attività commerciale a contatto col pubblico. All'interno di queste case venivano rispettate, ma certo si trattava di una forma di schiavitù legalizzata ed erano molti i diritti civili di cui venivano private per questo loro lavoro».
L'uscita del libro ha incuriosito molto i savonesi ed è stata l'occasione per alcuni di risvegliare ricordi sepolti nella memoria.

«All'epoca abitavo in via XX settembre - racconta una signora alla presentazione del testo di De Marco - e c'era un intenso via vai di soldati nella casa chiusa vicino alla mia residenza. La mamma, ricordo, mi diceva che proprio lì c'era un distretto dei militari...».

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