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Scajola, da Napolitano l'interim a Berlusconi: "In atto una congiura"

Per ora Berlusconi terrà l’interim, poi sonderà il terreno per capire chi potrà garantire la continuità al posto di Scajola alla guida del ministero per lo Sviluppo economico. In pole resta Romani

Scajola, da Napolitano 
l'interim a Berlusconi: 
"In atto una congiura"

Roma -  Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ricevuto nel pomeriggio al Quirinale il premier Silvio Berlusconi che gli ha sottoposto per la firma il decreto con il quale si accettano le dimissioni dell’onorevole Claudio Scajola da ministro dello sviluppo economico e si affida l’interim del dicastero allo stesso premier. Durissima la denuncia di Berlusconi che ha avvertito: "E' in atto una congiura per far cadere il governo". Ma il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha smentito: "Non c’è nessuna congiura o accanimento dei giudici contro l’esecutivo".

L'interim a Berlusconi Un incontro di circa quaranta minuti, che da entrambe le parti viene definito cordiale. Un faccia a faccia in cui Napolitano ha firmato il decreto in cui si accettano le dimissioni di Scajola da ministro e si affida l’interim a Berlusconi. Secondo quanto si apprende, durante il colloquio - presenti Gianni Letta e Donato Marra - il presidente del Consiglio avrebbe spiegato al capo dello Stato di essere stato "colto alla sprovvista" dalle dimissioni di Scajola, di non avere intenzione di mantenere a lungo nelle sue mani la responsabilità del dicastero, ma allo stesso tempo avrebbe chiesto "più tempo" per presentare il nome del nuovo ministro. In particolare, il premier avrebbe parlato di spinte contrapposte all’interno della maggioranza e della necessità di cercare una "soluzione di sintesi" che metta d’accordo tutti. Lo stesso Berlusconi non avrebbe fatto nomi ma sottolineato che "ci sono molti candidati".

Berlusconi: "E' una congiura" "Attaccheranno altri personaggi a me vicini ed altri esponenti di governo. Lo hanno fatto e lo faranno ancora". Confidenza di Berlusconi affidato ad alcuni senatori ieri durante una serata a palazzo Grazioli. "C’è una congiura - ha teorizzato il premier secondo quanto viene riferito - di un sistema esterno al governo che ha in mano delle carte" o che "per via mediatica" tenta di disarcionare l’esecutivo. Il Cavaliere, nel suo ragionamento, ha parlato di "un gruppo quasi organizzato"» che minaccia l’azione del governo, di un "dossier" aperto a rate che fa parte di un’operazione ben più vasta del "caso Scajola". "Ogni mattina aprendo i giornali mi aspetto un nuovo capitolo?", l’osservazione del presidente del Consiglio. Il Capo del governo ha confidato dunque di temere "l’assalto continuo" all’esecutivo. "Mi aspetto - ha ragionato il premier - dal tipo di sistema che ha prodotto le dimissioni di Scajola altri attacchi".

Il dibattito nella maggioranza "Il Governo non ha rischiato, non rischia e non rischierà", ha detto il ministro alle Politiche Comunitarie, Andrea Ronchi, per il quale c’è "un centrodestra, un Governo, che anche rispetto alle ultime vicende mantiene una sua forza e soprattutto una sua grande dignità". Ma Daniele Capezzone, portavoce del Pdl, mette in guardia: "Qualunque sia l’opinione di ciascuno sui comportamenti di Claudio Scajola, è evidente che il ’caso Scajolà rischia di essere una tappa di un percorso più ampio, un ingranaggio di una macchina che ha obiettivi più ambiziosi: colpire complessivamente l’azione della maggioranza". Italo Bocchino mette le mani avanti sull’ipotesi di un ministro del Carroccio: "Non credo che ci siano le condizioni politiche. La Lega ha appena lasciato un importante ministero, proprio in seguito a un riequilibrio all’interno della compagine di Governo".

L'opposizione all'attacco Mentre dall’opposizione continuano a giungere critiche al governo. Il segretario Pd Pierluigi Bersani attacca: "siamo in presenza di una vera giostra di Stato: appalti secretati, pubblici ufficiali corrotti, soldi trasferiti illegalmente all’estero e poi a quanto pare ripuliti con lo scudo fiscale. Davanti a una cosa del genere non si può dire tocca solo alla magistratura; qui tocca al governo venirci a dire cosa c’è nel sottoscala di questa Repubblica e di fare veramente chiarezza su una vicenda che può essere ancora più torbida di quello che abbiamo visto fin qui". E il leader Idv Antonio Di Pietro afferma: "Se ci dovessero essere tre o quattro ministri in una situazione simile a quella di Scajola credo che l’intero governo dovrebbe andare a casa, al più presto".

Per il portavoce di Sel Nichi Vendola, poi, il caso Scajola "è il sintomo di una malattia grave che riguarda in generale la politica, ma che riguarda specificamente Berlusconi e il berlusconismo".

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