Roma«Uhè ragazzi, gambe in spalla che comincia la nostra campagna destate!». Sembra quasi divertirsi a fare il verso a Crozza che imita Bersani, il segretario del Pd, che lancia la sua «contromanovra» nellarena del Palalottomatica di Roma.
Arena piena, cinquemila tra militanti e dirigenti: da Veltroni a Franceschini, da Bindi a Letta: manca solo DAlema, ancora in Cina e da qualche tempo un po blasè rispetto al partito. La regia della manifestazione che deve rilanciare liniziativa politica del Pd è classica: video di Berlusconi per scaldare la platea (fischi a raffica), Corrado Guzzanti e il suo mitico Tremonti che ripete «povca tvoia» (risa generali), poi la sfilata di «società civile» al microfono. Ecco allora linsegnante palermitana indignata per i tagli alla scuola; ecco lattor giovane Fabrizio Gifuni, figlio dellex Segretario generale del Quirinale, che dice di aver «paura», perché questi «sono tempi bui, opachi e molto pericolosi», e il «genocidio culturale» dellItalia, preconizzato da Pasolini, si è ormai «compiuto». Tutta opera di Berlusconi, ça va sans dire, e del suo «uso strumentale della tv come clava di un nuovo potere fascista più pericoloso di quello del Ventennio». Brividi in platea. Poi tocca a don Vinicio Albanesi, della comunità di Capodarco, che esordisce ammettendo che «son tempi brutti per i preti, tra pedofili, Propaganda Fide e Brancher...». Quindi si abbassano le luci e sul grande schermo si materializza Oscar Luigi Scalfaro, tra bandiere tricolori e della Ue: sembra quasi un Capodanno dantan. Dice lex presidente che «è arrivato il tempo di dire di no» alle leggi ad personam, al «bavaglio alla stampa», a una manovra «forte coi deboli e debole coi forti». Curiosità: le ovazioni più forti se le prendono due non-Pd come Gifuni e Albanesi quando usano la parola «compagni». La platea va in delirio, nostalgica e indifferente al recente appello di Franco Marini (assente) contro gli eccessi di sinistrismo del Pd.
Finalmente è il turno di Bersani, che attacca la manovra «senza idee, depressiva e zoppicante» ed espone la ricetta Pd fatta di tasse sulle rendite finanziarie e nuove liberalizzazioni. Imbraccia la Costituzione, recita larticolo 1, «le parole più belle, la nostra bandiera»; avverte Berlusconi: «Ci hai giurato sopra, se non ti piace vai a casa». Rassicura il suo popolo: «Siamo un partito di governo provvisoriamente allopposizione». Se la prende con la «classe dirigente» (intesa come establishment economico e editoriale) che «ignora le nostre proposte, ci rimprovera di non farne e poi prende per buone tutte le bolle di sapone di questo governo».
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