Gli scandali. I sondaggi a picco. Una campagna elettorale che si annuncia tutta in salita. Ride Nicolas Sarkozy, ma la sua apparente euforia maschera le falle che si sono aperte in questi mesi. La nave della destra francese, in principio un’ Invincibile Armata, potrebbe colare a picco sconfitta nel duello elettorale con i socialisti di Francois Hollande.
Solo qualche mese fa un ragionamento del genere sarebbe stato considerato fantascienza, ma ora l’aria è cambiata, la crisi morde anche i francesi, l’aria che si respira è quella di fine regime. Anche l’ultimo sondaggio, diffuso proprio ieri da Liberation, non promette nulla di buono: il 75 per cento del campione interrogato giudica «per niente efficace» quel che il presidente ha fatto per contrastare i numeri di un’economia malata, con la Borsa, come peraltro quelle di tutta Europa, che balla pericolosamente sul ciglio del baratro. E in questo balletto a rischiare di più sono le grandi banche transalpine che hanno fatto una scorpacciata di titoli tossici e fanno una fatica terribile a rimanere in piedi. Sarkozy sta cercando di pilotare l’Europa e il fondo salvastati in loro soccorso, ma è una partita difficile e incerta.
Intanto il popolo interrogato da Liberation, certo un giornale di sinistra ma pur sempre un termometro importante degli umori del Paese, registra come uno schiaffo le preferenze dei connazionali: il 48 per cento gradirebbe un cambio veloce, dentro il socialista Francois Hollande, fuori Sarkozy. Hollande, che ha appena vinto le primarie, sarà pure un uomo normale che non fa scintille e non e rappresenterà pure la sinistra cosiddetta molle, che non è un gran complimento, ma piace o comincia a piacere proprio per questo. Meglio il poco, meglio l'uomo che gira in scooter, allo strabordante presidente che alla prova dei fatti arranca.
Giovedì Sarkozy sarà in tv per una trasmissione che di fatto aprirà la sua corsa verso l’Eliseo bis. E dovrà fronteggiare i molti fronti aperti. Anzitutto gli scandali. Che rischiano di rovinare la sua scoppiettante immagine ancor prima della volata finale. L’ultima pagina l’ha scritta, con un’intervista al giornale online Mediapart, un uomo d’affari: Dupuy Dauby. Dauby in sostanza accusa Sarkozy di essere il «commesso viaggiatore di lusso» di quell’imprenditore e finanziere di successo che è Vincent Bolloré. Dauby punta il dito verso la Libia, lo storico cortile di casa per Parigi, e si ferma sulla Libia dalla difficile transizione poi sul Togo, sul Camerun e su altri paesi. Per lui, Sarkozy, con un cinismo straordinario, avrebbe ricattato i dittatori africani facendo loro fra un viaggio e l’altro più o meno questo candido discorso: «O date gli appalti al mio amico Bolloré o la Francia vi molla al vostro incerto destino». Bolloré, per intenderci, è una potenza anche da noi in Italia. È vicepresidente di Generali e consigliere di Mediobanca. Ora si scopre che avrebbe infettato anche la politica estera di Parigi. Le accuse sono naturalmente tutte da dimostrare e potrebbero anche essere il frutto avvelenato della vigilia elettorale, ma non vanno sottovalutate.
E si legano ad altre vicende imbarazzanti, in corso d'esplorazione da parte della magistratura. Su tutte la «saga» che ha come presunta protagonista Liliane Bettencourt, l’ereditiera dell’Oreal e la donna più ricca di Francia. La Bettencourt avrebbe finanziato illegalmente la campagna elettorale di Sarkozy nel 2007, facendogli arrivare 150mila euro attraverso il ministro del lavoro Erich Woerth. La magistratura ha una gola profonda d’eccezione: l’ex contabile della Bettencourt, Claire T., che ha raccontato in modo molto dettagliato quel che sarebbe avvenuto. E Claire T. ha spiegato i rapporti ambigui fra il presidente e la Bettencourt anche ai francesi, che hanno letto le rivelazioni su Mediapart.
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