Pagano l’affitto ridotto di una casa popolare, ma intanto incassano quello «pieno» di un appartamento di proprietà. Magari in un palazzo della stessa via. Casi isolati, ma non per questo meno gravi quelli scoperti dall’Aler spulciando nell’elenco degli inquilini. Si parte dal signor L. che vive al Giambellino in un alloggio Aler dove paga 16 euro di affitto. Mentre dalla casa a pochi passi ne pretende ben 700 dall’inquilino. Tutti dati verificati e denunciati dall’azienda dell’edilizia residenziale pubblica «grazie alla lunga e dettagliata fase di controllo in cui è impegnata». E che ha portato alla scoperta di altri casi simili. Tra cui quello della signora C. che vive in via Ripamonti sempre in un appartamento Aler. L’affitto? Sono 49 euro. Ma anche lei possiede un altro locale di sua proprietà nella stessa via. In entrambe le vicende per effetto della legge regionale 27 l’aumento richiesto, spiegano all’Aler, porterebbe il canone a 100 euro mensili. «Un incremento - si legge in una nota dell’azienda - valutato dai sindacati inopportuno e ingiusto». Ma «le maggiorazioni dei canoni - spiega il presidente di Aler Milano Loris Zaffra - hanno un criterio ben preciso, l’Isee-Erp che, come più volte precisato, considera il valore mobiliare e immobiliare dell’assegnatario, per meglio stimare la quota dell’affitto da pagare. E allora se, come sostengono i sindacati, la 27 non è una legge fatta per gli inquilini, la domanda andrebbe girata ad un inquilino Aler che non possiede nessuna unità immobiliare, per capire se davvero trovi giusto e soprattutto se sarebbe felice di pagare lo stesso affitto di chi possiede altre case sparse per l’Italia o nel palazzo accanto». Come a dire che se ci sono i furbi, a pagare alla fine sono sempre gli onesti. «Per Aler - aggiunge Zaffra - era davvero giunto il momento che si intervenisse con una nuova legge per ristabilire un po’ di ordine e di giustizia. Se non altro per gli inquilini onesti».
Ieri, intanto, c’è stata la manifestazione dei sindacati inquilini lombardi (Sunia, Sicet, Uniat, Unione Inquilini e Conia) contro la legge regionale che prevede dal gennaio 2008 aumenti negli affitti per le case popolari di proprietà dell’Aler e dei Comuni. Una protesta contro, secondo i sindacalisti, «una crescita media dei canoni non inferiore al 50-60 per cento rispetto al 2007, con una distribuzione dell’aumento che penalizza chi versa in condizioni economiche peggiori e vive negli alloggi peggiori». Pronta la risposta dell’Aler. «È scomodo - le parole di Zaffra - parlare di chi invece ha avuto il pagamento decurtato.
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