«Il Giornale» riporta le dichiarazioni di un pentito in Basilicata che parla di politici, affari, partite di calcio truccate e droga: e il Pd s’infuria.Ieri il segretario regionale Roberto Speranza ha annunciato una richiesta danni per 200mila euro: «Si butta fango su gente per bene». Pubblichiamo di seguito la lettera dell’Udc Agatino Mancusi, chiamato in causa dal pentito.
di Agatino Mancusi*
Gentile Direttore, un mio vecchio professore di università si raccomandava sempre di non lasciare domande, implicite o esplicite, senza risposte perché si sarebbero ingenerate risposte tendenziose, false o fuorvianti. Aggiungeva che chi non fornisce le risposte alle domande che, implicitamente o esplicitamente pone, o non ha il dono della chiarezza o non ha quello della buona fede. Credo che l’assenza di una qualsiasi di queste qualità in un giornale (e in chi lo scrive) possano metterne in dubbio la credibilità e per questo cercherò io di dare una risposta all’interrogativo inevaso nell’articolo che mi riguarda pubblicato da voi sull’edizione di oggi, 8 dicembre, del Giornale a pagina 3: ma di che cosa è accusato questo vice presidente della Regione Basilicata Agatino Mancusi (Udc) il cui nome compare sotto il titolo «Quei droga party che imbarazzano il Pd»?. La risposta è chiara: non è accusato di niente. Un collaboratore di giustizia, in pubblica udienza, raccontando della sua vita, a un certo punto dice che una volta andando allo stadio gli vennero presentati alcuni sostenitori del Potenza tra i quali c’ero io. Punto. Basta. Stop. E non lo dico io. Non c’è un altro incontro, una telefonata, un saluto fugace, nelle stesse dichiarazioni del collaboratore di giustizia né di altri. E quanto a me, quel particolare non lo escludo, come non escludo la possibilità di aver stretto la mano a centinaia di altre persone ai bordi di un campo di calcio.
E allora, caro direttore, a questo punto spuntano altre domande a cui però io non so rispondere e vorrei che, ricambiando la cortesia lo facesse Lei. Che ci fa il mio nome in quell’articolo e come mai nessuno si è reso conto di aver pubblicato un nome indicandolo come «in relazione col boss» senza che ci fosse una benché minima accusa? E come mai una leggerezza così grande viene fatta da una testata estremamente garantista anche quando le accuse, che riguardano altri e altre posizioni politiche, sono manifeste e ben più gravi? E, per essere più espliciti, non è che il mio nome viene tirato in ballo solo per arrivare a una saldatura con quel Pd a cui appartiene il presidente della giunta regionale di cui sono vice e che, diversamente, non avrebbe modo di comparire nel titolo dell’articolo, visto che non c’è da nessun’altra parte?
Sono risposte che chiedo per la nostra onorabilità. La mia e quella del suo giornale. E che posso chiedere con forza certo che anche i migliori segugi non riuscirebbero a trovare su di me altre droghe che aglio e peperoncino e nel mio letto altro che una famiglia felice.
*Vice Presidente Regione Basilicata
Coordinatore Udc Basilicata
Prendiamo atto della precisazione del signor Agatino Mancusi e facciamo presente che nell’articolo in questione ci siamo limitati a riportare, nel modo più completo possibile, compatibilmente con gli spazi a disposizione, sia la deposizione in aula del collaboratore di giustizia Antonio Cossidente, sia le risposte che i personaggi politici a vario titolo tirati in ballo dal pentito hanno rilasciato a caldo. Ivi compresa, per l’appunto, quella di Mancusi, che adesso sente il bisogno di precisare ulteriormente come stanno le cose. Nessun problema, ovviamente, a soddisfare questa sua esigenza. Nell’articolo, quanto a Mancusi, non è riportato alcun riferimento diretto o indiretto alla droga.
Cordialmente
GMC
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