«Uno scandalo che deve finire. Ora eliminiamo tutti gli sprechi»

«Non voglio entrare nel merito delle scelte che farà il governo. Quello che è dico è: se proprio si vuol tagliare, approfittiamone una volta per tutte per un bilanciamento del Fondo unico e per fare pulizia degli sprechi. Il rinascimento di Milano passa anche da qui».
La Lombardia produce di più in termini di incassi e di pubblico, ma riceve dal Fondo molto meno rispetto a Roma. È la solita questione federalista?
«Il problema non riguarda soltanto la Lombardia, perché di fatto il Lazio è stato ingiustamente privilegiato rispetto a tutte le regioni italiane. Prendiamo il cinema: a Milano si “sbiglietta” molto più che a Roma, mentre il Veneto, che ospita uno dei più importanti festival del mondo, riceve meno di un quarto del Lazio. Qualcosa non quadra».
A Roma c’è Cinecittà.
«Sono luoghi comuni. Milano ha dimostrato, anche con il grande successo dei festival estivi, di essere una piazza formidabile per il cinema. Ma è un gatto che si morde la coda. Se i fondi sono mal distribuiti, voli pindarici non ne puoi fare. Ammesso poi che il Lazio riceva più soldi perché ha una maggior produzione cinematografica, allora non si capisce perché tale principio non debba valere anche per altri comparti industriali. Nel teatro, poi, l’ingiustizia è lapalissiana».
Roma annovera molte più strutture, basta aprire le cronache locali.
«È un falso storico. Roma conta molte più compagnie “di giro”, che aprono e chiudono in funzione delle produzioni e dei finanziamenti a pioggia che premiano anche i teatri-sottoscala. Le compagnie stabili sono un’altra cosa».


Come intende farsi sentire dal governo?
«Farò presente le sperequazioni al ministero e spiegherò che, al di là delle polemiche, abbiamo la grande occasione per far finire uno scandalo su cui, per la verità, voleva intervenire anche il passato esecutivo».
Lei ha promesso che non taglierà i fondi regionali alla Cultura.
«Non solo non taglierò, ma ho stabilito un incremento che per il triennio 2007-2009 è del 32 per cento. E non tornerò indietro».
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