nostra inviata all’Aquila
La casa dello studente che si è piegata all'indietro, la palazzina di fronte spaccata a metà come da un’accetta, l’ospedale nuovo con i pilastri compromessi, la prefettura crollata come un grissino. Parte da questi quattro edifici l'inchiesta aperta dalla Procura dell'Aquila sui crolli del terremoto del 6 aprile, ma tutta la città potrebbe venire investita da un’indagine che passerà al setaccio materiali, appalti, tutta la fase di costruzione degli edifici crollati. Si indaga per disastro colposo e omicidio colposo ma non si escludono altre ipotesi di reato come truffa, abuso, falsi in atti pubblici.
La Procura indagherà anche sul suo palazzo, il Tribunale inagibile. Le perizie sono affidate in queste ore ai tecnici per verificare perché alcuni fabbricati che avrebbero dovuto reggere si sono invece sbriciolati. Si vuole capire se siano stati utilizzati materiali al risparmio. Tra i primi ad essere sentiti come persone informate sui fatti saranno i ragazzi sopravvissuti della casa dello studente di via XX settembre. Una cinquantina di ditte costruttrici sono già nella prima lista di verifiche in programma.
È un’indagine a tutto campo quella coordinata dal procuratore capo Alfredo Rossini. Un lavoro che prenderà in considerazione tutti gli aspetti di questa strage, dalle eventuali imperizie nella costruzione dei palazzi, fino a possibili colpe in chi avrebbe potuto eventualmente avvisare la popolazione dei rischi di una catena di scosse avvenute nelle settimane e nei mesi precedenti quella più forte di domenica notte.
Potrebbero essere ascoltati come persone informate sui fatti anche quei sismologi o esperti che avevano «previsto» il terremoto. La Procura potrebbe fare un giro d’orizzonte esplorativo per capire se l’allarme era fondato ed è stato sottovalutato, oppure se è stata una suggestione nata dopo il terremoto senza nessuna valenza per l’indagine.
Ma l’inchiesta punterà subito sulla ricerca di eventuali colpevoli delle centinaia di crolli avvenuti. L’indagine potrebbe toccare tutta una mala gestione delle costruzioni all’Aquila. In particolare nel centro storico, le indagini potrebbero indirizzarsi verso un possibile abuso di cemento armato nei solai e nei sottotetti (non supportato da sostegni) che avrebbe aiutato i palazzi a implodere. È stata già disposta una perizia sul cemento utilizzato per alcuni fabbricati.
La Procura dovrà verificare se quella voce di cui tanti parlano qui all’Aquila, l’utilizzo della sabbia marina al posto della calce, sia fondata. Per questo sarà necessario verificare se le strutture portanti sono state soggette a corrosione. Il procuratore Rossini non esclude il «sequestro delle macerie».
Si indagherà quindi su tutta la filiera di una costruzione, dalle ditte a chi ha assegnato l’appalto, dalla fase di progettazione fino all’esecuzione.
È già in corso un monitoraggio sulle grosse ditte costruttrici, sui colossi del cemento, ma anche su chi ha operato determinati restauri senza tenere conto delle norme antisismiche che ogni Comune avrebbe dovuto rispettare. Sono una cinquantina, fra grandi e piccole società.
In un secondo momento si verificherà il lavoro dei tecnici dei Comuni che avrebbero dovuto controllare i lavori di costruzione e ristrutturazione. Soprattutto perché alcuni crolli hanno riguardato edifici recenti, come l’ospedale San Salvatore. Si stanno svolgendo indagini su tre reparti della struttura, in particolare l’edificio B.
In un secondo momento si potrebbe anche indagare sull'utilizzo eventuale di manodopera non qualificata.
Contemporaneamente la Procura richiederà una relazione ai carabinieri del Tpc (Tutela patrimoni culturale) e della Soprintendenza sui beni culturali danneggiati.
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