MilanoQuindici mesi in carcere per violenza sessuale, associazione a delinquere e sfruttamento della prostituzione, senza che nessuno gli facesse il processo. Fino a quando inevitabilmente scadono i termini di custodia cautelare, e il 24 giugno il romeno esce di galera. E corre subito da una connazionale per tentare di violentarla. Salva per miracolo, la ragazza chiama i carabinieri, arrivati in tempo per arrestare il bruto mentre scappava.
Adesso si potrà anche sollecitare una ispezione ministeriale, che forse appurerà che mancava la carta, le fotocopiatrici erano rotte, il cancelliere era in ferie, oppure non si trovava più un timbro finito sotto la scrivania del magistrato. Resta il fatto che i carabinieri di Monza il loro dovere lavevano già fatto nel marzo del 2010 quando arrestarono Stelika Candoi, 41 anni, per una serie di reati piuttosto pesanti: appunto stupro, prostituzione e associazione a delinquere. E non era neppure la prima volta che il romeno veniva fermato dalle forze dellordine. In Italia sicuramente dal 2002, venne fermato nella primavera del 2009 per guida senza patente. Per carità, non un gran reato, tanto che se la cavò con una denuncia a piede libero. Poi in autunno finì in manette per porto abusivo darmi. Facendo capire che lo spessore criminale di questo soggetto non era proprio da sottovalutare. Fino a quando arriviamo allinchiesta più grossa che lo coinvolge con un gruppo di connazionali in un giro di lucciole. Sfruttate e, come spesso capita, violentate, per meglio sottometterle.
Candoi finisce a San Vittore dove passa esattamente 15 mesi, senza che la giustizia accenni a fare il suo corso: anche perché potrebbe trattarsi di un povero innocente finito per sbaglio negli ingranaggi della giustizia. Una probabilità assai remota visto il suo comportamento successivo. Scadono così i termini di carcerazione preventiva e la settimana scorsa per lui si aprono le porte della cella. Una volta libero il romeno cerca di arrangiarsi. Un paio di giorni in giro per la città fino a quando domenica alle 18.30 suona al campanello di una conoscente in via Nicotera, zona ospedale Niguarda, periferia nord di Milano. Qui infatti vive Elena, badante di 22 anni, che divide lappartamento con unamica. Candoi conosce il suo fidanzato, lei lha visto qualche volta e per questo lo fa salire.
Mentre la giovane prepara il caffè, lui spiega di non saper dove dormire, chiede se lei può indicargli qualche connazionale che lo possa ospitare. Qualche minuto di conversazione poi Candoi passa alle vie di fatto. Quando la ragazza gli passa vicino la abbranca e inizia a toccarla e le chiede di andare a letto. La giovane romena si divincola riesce a liberarsi della presa e lui allora per essere più «convincente» afferra un coltello con una lama di 18 centimetri. La ragazza sa di non avere a che fare con un gentiluomo e corre a rifugiarsi in bagno, chiudendosi a chiave. Non un grosso ostacolo per Candoi che forza la serratura e si getta sulla giovane. Le punta il coltello, le ordina di spogliarsi, poi lui steso inizia a strapparle i vestiti di dosso.
Elena per fortuna è una ragazza alta e atletica, respinge lultimo assalto e riesce a scappare in strada. Fuori incontra un amico che le presta il cellulare con cui chiama i carabinieri, fornendo una descrizione del maniaco. Un equipaggio arriva dopo pochi istanti, individua il romeno a 600 metri dalla casa della ragazza e lo bloccano. La vittima, che nel frattempo si era rifugiata in un bar, lo riconosce e Candoi torna in galera, dopo appena 48 ore di libertà. Ora il suo curriculum si è ulteriormente arricchito e una nuova violenza sessuale è andata ad aggiungersi alla prima.
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