Lo scaricabarile della Iervolino: "I miei assessori? Sfrantummati"

Il sindaco di Napoli sui collaboratori indagati: "Solo Laudadio fu corretto". "Mi dissero che il Global service era sospetto, ma toccava ai pm verificare"

Lo scaricabarile della Iervolino: "I miei assessori? Sfrantummati"

Gian Marco Chiocci e Massimo Malpica

Ecco l’interrogatorio del sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino. Di fronte ai magistrati della Dda partenopea il primo cittadino si difende come può, scaricando tutto sui «suoi» assessori arrestati, da lei definiti «sfrantummati». Difende l’indifendibile giunta che porta il suo nome rimasta sorda alle illuminanti insinuazioni di un consigliere di An Pietro Diodato («che non apprezzavo » ) ilquale, in tempi non sospetti, definì l’appalto GlobalService «tagliato su misura» per ’imprenditore Romeo. Rosetta fa poi confusione sui giorni in cui intuì che c’era un’inchiesta sul Comune e inoltre nega d’aver chiuso la porta infaccia al suo ex pupillo, l’assessore Giorgio Nugnes, che dopo aver colto indifferenza nei suoi confronti, decise di suicidarsi subodorando manette in arrivo («il suo è stato un sussulto di dignità che probabilmente sarebbe mancato ad altri»).

«Dopo che il progetto (Global service) passò in giunta, con l’approvazione di tutti gli assessori, quando la delibera venne portata in consiglio si ebbe l’intervento del consigliere Diodato che, dopo che fu segretata la seduta, fece l’intervento che credo sia agli atti, in quanto quel verbale venne inviato in Procura (...). Dopo la denuncia di Diodato non ritenni necessario fare alcuna riunione o discussione “interna” alla giunta, sia perché non apprezzavo molto Diodato, sia perché mi sentivo tranquilla per aver inviato gli atti in procura a cui competeva accertare l’eventuale ipotesi di reato. Non deve meravigliare tutto ciò perché ho sempre ritenuto che quando gli atti vengono inviati all’autorità giudiziaria spetti a questa fare chiarezza sul punto (...)».
«ERA NEL MIO PROGRAMMA»
«Il progetto Global service venne posto tra i punti del mio programma per la campagna elettorale 2006. Quando a gennaio 2008 si giunse alla delibera di approvazione del progetto e appreso delle prime indagini che questa procura stava svolgendo (erano venuti ufficiali di polizia a sequestrare atti negli uffici del Comune) io mi allertai, volli vederci chiaro e per prevenire qualsivoglia ipotesi di combine, dapprima indissi il 15 febbraio 2008 una seduta di giunta sulla revisione degli appalti e nominai un gruppo di lavoro affinché controllasse i documenti di gara relativi agli appalti del Comune, tra cui Global service».
«NON BISOGNAVA ACCETTARE»
«Nello stesso periodo mi rivolsi al prefetto Serra che dopo aver accettato si dimise (Serra ha smentito, ndr) per candidarsi alle politiche. Non so spiegare perché poi Serra ha smentito questa circostanza (...). Prendo atto che l’intervento della polizia giudiziaria è avvenuto il 28 febbraio, per cui quegli atti a cui ho accennato sono in parte antecedenti. Non so cosa dire... io ricordo che i campanelli d’allarme scattarono a seguito della comunicazione del segretario generale che si erano presentati i militari negli uffici (...). Quando divenni sindaco uno dei vicecommissari prefettizi, Cozzuto Quadri, mi consegnò una relazione relativa alla gestione del patrimonio comunale da cui emerge chiaro chi fosse Romeo e come non era opportuno accettare, in materia di gestione del patrimonio comunale, le proposte che lui aveva avanzato».
SCARICABARILE E SGANASSONI
«Il mio rapporto con l’assessore Gambale è nato quando faceva parte delle Rete di Leoluca Orlando. Un ragazzo che fece una rapida carriera politica ed era nella schiera di coloro che venivano definiti giustizialisti. È un focolarino. Per cui non potevo non ritenerlo una persona onesta. Alla luce di quello che ho letto in questi giorni mi devo ricredere (...). Feci il rimpasto di giunta dove vennero modificate le deleghe a Nugnes e Laudadio, lo decisi autonomamente. Perché c’era stato l’intervento del consigliere Fucito contro Gambale e perché ero a conoscenza delle indagini, ciò mi indusse a intervenire laddove non riuscivo a vederci chiaro in un contesto che appariva nebbioso e poco trasparente (...). Romeo non era un consulente globale del Comune. Aveva rapporti con quattro soli assessori che non esito a definire “sfrantummati”, ad eccezione del solo Laudadio, che considero persona di estrema correttezza (...). Quanto al suicidio di Nugnes lo leggo come un sussulto di dignità che probabilmente sarebbe mancato ad altri. Il giorno delle dimissioni dell’assessore Cardillo (che voleva dedicarsi agli studi dopo la delusione per non esser diventato parlamentare nel 2006) so per certo che Nugnes venne in Comune perché lo hanno visto molte persone, ma non è affatto vero che io mi sia rifiutata finanche di incrociare il suo sguardo.

Ribadisco che io in quella occasione non l’ho visto e che se anche l’avessi incrociato non avrei esitato a rimproverarlo bonariamente (e anzi a mollargli, pur con materno affetto, anche due sganassoni) per ciò che emergeva dalle indagini sulla rivolta per la discarica di Pianura».

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