Scarpe cinesi, l’Europa si ribella a Mandelson

A Bruxelles protestano 500 delegati del settore. Tremonti: «L’accordo per contenere l’export di Pechino è meno del valium»

da Milano

Oltre 500 persone hanno sfilato ieri davanti al palazzo della Commissione europea per chiedere al commissario Peter Mandelson tutele contro l'invasione delle calzature dalla Cina.
«La Cina viola gli obblighi del Wto», «Le scarpe cinesi danneggiano aziende e lavoratori Ue»: questi alcuni slogan gridati dai rappresentanti del settore calzaturiero, provenienti dall'Italia ma anche da Grecia, Gran Bretagna, Turchia e Ungheria. Al corteo hanno preso parte anche il vicepremier Giulio Tremonti, il direttore generale dell'Anci e l’onorevole di Forza Italia Gabriella Carlucci.
«L'accordo che ha fatto Mandelson con la Cina per il contenimento dell’export tessile di Pechino è meno della camomilla o del valium - ha detto Tremonti, incontrando i cronisti e gli imprenditori - Il tessile è messo male, il calzaturiero è messo malissimo, l'accordo che ha fatto Mandelson gioca a favore dei cinesi. Ditelo anche a Prodi...».
Da parte sua, il direttore generale dell’Anci, Leonardo Soana, ha chiesto «la procedura antidumping sulle calzature in pelle, le cui esportazioni dalla Cina sono aumentate del 720%».
Quote e dazi, dunque, la richiesta dei lavoratori e degli imprenditori comunitari delle scarpe che snocciolano dati allarmanti: 550mila posti di lavoro a rischio, oltre 900mila con l'indotto.
«Bisogna fare in fretta, muoversi in poche settimane per difendere il nostro settore calzaturiero ormai al collasso». Adolfo Urso, vice ministro alle Attività produttive, a Bruxelles c’era stato martedì, proprio per i problemi legati al settore calzaturiero: «Va bene l'apertura di un'indagine, come sollecitato dall'Italia - afferma Urso - ma bisogna fare in fretta. Sono certo che anche in questo caso riusciremo a imporre tempi brevi per l'attivazione di misure antidumping come abbiamo fatto per l'autolimitazione del tessile».
Nell'incontro di martedì con Mandelson e con il vice presidente della Commissione Franco Frattini, Urso aveva detto: «Il settore è vicino al collasso. Solo in Italia quest'anno si rischiano 40mila posti di lavoro.

I nove mesi di cui si parla per la conclusione dell'indagine sono assolutamente inaccettabili».
Il vice ministro ha inoltre annunciato che si attiverà «con gli altri governi interessati per raggiungere l'obiettivo in poche settimane, cioè nei tempi utili per la sopravvivenza delle imprese».

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