Eleonora Barbieri
C'è chi farebbe qualunque cosa pur di ottenere una particina in un film. Purché il volto compaia davvero sullo schermo. Per Noémie Kucher e Véronique Hirat, niente. Le due attrici francesi hanno fatto di tutto (o quasi) per ottenere l'approvazione del regista Jean-Claude Brisseau ma, alla fine, sono state scartate. Decine di provini hard, per cinque anni, per avere un ruolo in «Choses secrètes», pellicola uscita nel 2002; fino alla decisione irrevocabile: «Troppo vecchie».
Inconvenienti che possono capitare. Ma le due signore hanno trascinato Brisseau in tribunale. Perché, stando alla loro denuncia, presentata nel giugno 2001, il regista avrebbe costretto le attrici a mimare scene di autoerotismo (pena l'esclusione): in questo consistevano i numerosi provini ripetuti fra il 1996 e il 2001. E, qualche volta, lui stesso si sarebbe lasciato andare, «partecipando» personalmente alle scene.
Il ruolo di protagoniste (una spogliarellista e una sua giovane «allieva») è stato poi ottenuto da Coralie Hélène e Sabrina Seyvecou; e la pellicola è stata accolta con estremo favore persino dai prestigiosi «Cahiers du cinéma».
Il successo, però, non ha risparmiato a Brisseau il tribunale. E, dopo il rinvio a giudizio, il 3 novembre scorso è cominciato il processo vero e proprio. Durante l'istruttoria, altre due attrici si sono costituite parte civile (una di loro ha anche sporto denuncia per aggressione sessuale); e numerose testimoni hanno sostenuto la loro causa. Tutte tranne una, Coralie Revel, guarda caso, la protagonista del film.
L'accusa, per il regista, è di molestie sessuali e truffa. Non solo scene a luci rosse, da lui stesso riprese, in posti improbabili (a casa propria o delle attrici, oppure in bar e ristoranti); ma, anche, l'inganno: perché, mentre Noémie Kucher era convinta di essere la futura protagonista, lo stesso pensava la sua collega Hirat. E l'una non ha mai saputo dell'esistenza dell'altra, fino alla delusione finale. Il regista, secondo quanto riporta il quotidiano Le monde, si è difeso invocando un po' i canoni dell'estetica - «Volevo cogliere il turbamento del volto e il movimento del corpo» - e un po' quelli della convenienza: «Le ho fatte lavorare contemporaneamente per tutelarmi da eventuali rinunce dell'ultimo momento».
Una trama alla quale si aggiunge ora unappendice giudiziaria decisamente non prevista dal copione.
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