Lo sceicco blocca Gerets: «Marocco? Islam di serie B»

C’è un Islam di serie A e un altro di serie B. È un concetto che il raziocinio occidentale con fatica riuscirebbe a comprendere, ma l’incredibile vicenda nella quale è rimasto suo malgrado coinvolto Eric Gerets, ex mastino della difesa del Milan, porta alla luce un razzismo piuttosto radicato tra chi osserva la medesima religione. Il 55enne Gerets, che da quando ha abbandonato la carriera agonistica si è trasformato in un allenatore aperto alle esperienze nei Paesi esotici, è da qualche mese il tecnico dell’Al Hilal, la compagine che questo pomeriggio a Riad affronterà in amichevole l’Inter. Si tratta della squadra di maggior richiamo del campionato saudita che annovera tra le proprie file giocatori come l'ex romanista Christian Wilhelmsson e il centrale rumeno gia in orbita Inter Mirel Radoi e che in passato ha schierato anche fuoriclasse del calibro di Rivelino.
Nei giorni scorsi Gerets ha ricevuto una lettera vergata di pugno da re Mohammed VI, monarca del Marocco, che lo invita a lasciare Riad per correre al capezzale della sua nazionale che è uscita con le ossa rotte dalla qualificazione ai mondiali sudafricani. Stimolato dalla nuova e probabilmente molto remunerativa avventura a Rabat, l'ex rossonero ha tentato di rescindere il contratto coi sauditi per trasferirsi in Marocco, ma è andato a sbattere contro lo sconosciuto muro dell’intolleranza razziale tra islamici. La sua richiesta ha scatenato infatti l'ira dello sceicco Abdulrahman bin Musaad, proprietario del club, che, come buona parte degli arabi, nutre una profonda avversione nei confronti del Maghreb. «Professiamo la stessa religione, parliamo la medesima lingua, ma noi siamo arabi e loro africani», ha puntualizzato Musaad, riportando a galla la vecchia storia dei maghrebini che si trasferiscono nei Paesi del golfo per essere impiegati in lavori di bassa manovalanza e dove i più fortunati guidano i taxi o sgobbano nelle cucine dei lussuosi hotel. E anche se il marocchino in questione è il re in persona in Arabia Saudita non vogliono sentire ragioni. Non sono ammesse competizioni semplicemente perché Musaad non considera Mohammed VI un competitore. Gerets, che a Riad guadagna comunque 300mila dollari al mese, si trova intrappolato in una contesa molto più grande di lui. I vertici dell’Al Hilal l’hanno invitato a rispettare il contratto che scade nel giugno del 2011. «Mi hanno persino offerto un ritocco consistente all'ingaggio e un’auto sportiva pur di dimenticare la proposta del Marocco», ha confessato il tecnico belga alla stampa del suo Paese.

Nel caso in cui non dovesse accettare i ricchi doni del principe del petrolio Gerets verrà esonerato, ma senza la rescissione del contratto. Tutto questo per non dar soddisfazioni all’illustre inquilino di Dar al Mahkzen lo sfarzoso palazzo reale di Rabat.

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