La scelta In stazione si può fare pipì solo se si è in tanti

La pipì si può fare solo in compagnia. Una gran bella compagnia, abbondante. Sennò Trenitalia non lo permette. E se proprio scappa, al viaggiatore solitario non resta che salire sul primo treno anche se non è quello atteso, farsi un pezzetto di viaggio, e poi scendere dopo aver usato la ritirata di bordo. Nella speranza (e ovviamente le percentuali non possono essere altissime) di non trovarla chiusa o fuori servizio.
La conferma arriva nel corso della seduta di consiglio regionale. Gabriele Saldo, capogruppo di Forza Italia, chiede all’assessore Giovanni Enrico Vesco perché alla stazione di Imperia Porto Maurizio non sia possibile avere una toilette funzionante. La risposta ha del grottesco. Ma non la risposta dell’assessore, bensì quella di Trenitalia che aveva già spiegato alla Regione i motivi della sua scelta. «Gentile assessore - ha scritto poche settimane fa Michele Mario Elia, amministratore delegato di Rfi, a Vesco - nel quadro del progetto messo a punto nel corso del 2005 da Rfi è stato deciso, al fine di assicurare un livello di pulizia e decoro elevato, di tenere aperti solo i servizi presenti in stazioni con frequentazione superiore ad un determinato indice viaggiatori/giorno». Quale sia l’indice non è dato sapere, ovviamente. E questo mentre l’assessore faceva presente che «i cittadini che hanno sollevato il problema avvertano un’esigenza reale e il numero totale di passeggeri non può essere l’unico criterio valido per decidere sull’opportunità o meno di fornire di servizi igienici un luogo pubblico».
Insomma, l’«esigenza» i cittadini l’avvertono. E lo stesso Vesco non vuole arrendersi, tanto che si rivolge al capogruppo di Forza Italia Saldo per chiedergli di superare la polemica politica e fare fronte comune per convincere Rfi-Trenitalia.

Per ora l’unica «soluzione alternativa» proposta dalle Ferrovie è infatti quella di proporre «al Comune di Imperia, di valutare la possibilità di una “presa in consegna in uso” dei servizi in questione, con l’impegno di assicurarne il corretto mantenimento». Lo scopino, alla fine, doveva pur restare in mano a qualcuno.

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