La scelte della Margherita

Nando Dalla Chiesa non c’è. Sparito dalla lista dell’Ulivo in cambio della promessa di una poltrona da viceministro in caso di vittoria. E senza ricorrere a facili dietrologie non è difficile scoprire che il figlio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa paga in realtà il prezzo per aver rimarcato - insieme ad Alberto Mattioli e altri - la necessità per la Margherita milanese di tornare a coniugare «etica e politica». Binomio che nel partito di Francesco Rutelli era stato messo in soffitta in nome di logiche tutte interne e politiche, ma davvero poco etiche. E se Dalla Chiesa non fa «polemica per la candidatura mancata» perché è «meglio un incarico di governo», Roberto Caputo, ex Forza Italia traslocato nell’ex Ppi, solleva un vespaio: «Motivo? L’area riformista è stata cancellata volutamente». Il futuro? Per Caputo potrebbe essere una poltrona da assessore nella giunta comunale di Bruno Ferrante ammesso che l’ex prefetto conquisti Palazzo Marino e ammesso che ci sia posto: infatti, anche altri ex Popolari vorrebbero una poltrona, da Arturo Bodini a Marco Granelli passando per Paolo Danuvola e, in aggiunta, c’è pure Mattioli che vorrebbe il posto di vicesindaco.

Troppo, davvero troppo per la Margherita che rischia di pagare caro il malessere interno, quello del dopo-liste. E si ritorna così a quel binomio «etica-politica» che si è scientificamente utilizzato contro avversari interni. Scelta davvero poco etica e più politica.

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