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«Scherzetto o dolcetto?» Fucilate a due ragazzini

Un anziano reagisce sparando ai petardi gettati in cortile per festeggiare Halloween. Gli adolescenti feriti sono in gravi condizioni. L’uomo è stato arrestato

da Torino

Matteo e Marco, in questa notte di Halloween, hanno suonato alla porta sbagliata. La festa americana delle ombre e dei morti qui a Chiaverano, in provincia di Ivrea, diventa una brutta tragedia. Matteo e Marco sono due bambini e vanno in giro mascherati e passano di porta in porta. Con loro ci sono altri tre o quattro amici. Non è la prima sera che vengono in questa casa. Hanno con loro qualche miccetta e piccoli petardi. Ridono, li fanno scoppiare. Poi bussano. E aspettano. Qualcuno apre. È un uomo di 70 anni. Lo conosco bene. È un signore un po’ irascibile, originario di Gambaro, vicino a Brescia. ma da decenni risiede in questo paese. Si chiama Benito Dabbelani e vive da solo. Sua moglie è morta anni fa.
I ragazzi ripetono la frase di rito, quella importata in Italia dai telefilm d’oltreoceano: «Dolcetto o scherzetto?». Benito Dabbelani non capisce. Non fa parte della sua tradizione. Lui conosce i morti del 2 novembre e le maschere le ha viste a carnevale, quando arriva febbraio, prima della Quaresima. Sa solo che questi ragazzini non li sopporta più, perché vengono davanti a casa sua a rompere le scatole. E ridono. E fanno scoppiare le micce. Si sente preso in giro. Questa sera poi è più nervoso del solito. Ha anche bevuto qualche bicchiere. I ragazzi sanno che il vecchio è bisbetico. Ma non hanno paura. Purtroppo la distanza tra il loro mondo e quello del vecchio è siderale. Ed è in questo spazio che arriva il momento di follia, gli spari, quelli veri, e il sangue.
Il signor Dabbelani ha in casa un fucile da caccia, regolarmente denunciato, armamento di molte case contadine. Lo imbraccia furente. Lo carica e spara. Forse solo per fare paura. Forse perché la rabbia annebbia tutto, anche il cervello. La vecchiaia e la solitudine in questi casi fa il resto.
Dabbellani spara. Spara quattro colpi. Li spara a caso. Quattro vanno a vuoto. Ma due centrano il volto di due ragazzi. Matteo e Marco urlano di dolore. Gli altri ragazzi scappano e gridano per la sorpresa, per il sangue sul viso degli amici, per lo spavento. Quello che non doveva succedere è accaduto. Dabbelani si sente un uomo finito. Arrivano i soccorsi. Ora c’è solo caos. L’autombulanza porta i due ragazzi all’ospedale di Ivrea. I medici dicono che sono in gravi condizioni. Uno dei due rischia di perdere un occhio.
Ci sono anche le divise dei carabinieri. Il vecchio viene portato fuori. È spento. Continua a ripetere: «Ho sparato in alto. Volevo sparare in alto. Non volevo colpire nessuno, ma solo spaventarli».
La tragedia a questo punto colpisce tutti. I due bambini feriti su un letto d’ospedale. I loro genitori che non pensavano che Halloween si trasformasse in una festa così feroce. Gli altri ragazzi, quelli più fortunati, ma comunque spaventati e sotto choc. E colpisce anche Benito Dabbelani, un uomo di 70 anni che pensa di aver sbagliato tempo. L’orco che non sa nulla di Halloween e che vive la solitudine come una maledizione.
Dabbelani ha sparato in un momento di rabbia, con il fucile con cui andava a caccia e con la mira sbagliata di tutti i suoi 70 anni. Lo portano in caserma e lo interrogano. L’accusa è tentato omicidio.

Fuori restano i gadget di questo carnevale fuori stagione, le zucche gialle d’importazione, i fantasmi e le streghe, i film che ti ricordano di «non aprire quella porta». E il rito di «dolcetto o scherzetto»

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