da Roma
Per una volta «incidente chiuso». Nel senso che non ci saranno strascichi polemici. Ma per unintera giornata a tenere banco nel dibattito politico è stato lo «scontro» tra la seconda carica dello Stato e il principale esponente dellopposizione e un rimpallo di accuse tra i due schieramenti su chi ha le maggiori colpe nel naufragio del dialogo. A dare fuoco alle polveri, una dichiarazione di Renato Schifani e, in particolare, laccusa di «avvelenare» il clima nel paese che è stata subito tarata su Walter Veltroni.
Questa la frase incriminata, pronunciata da Schifani a Domenica In. «Registro un avvelenamento del clima politico. Io ero molto contento allinizio della legislatura e continuo a riconoscere a Veltroni un grande merito: aver iniziato il periodo della legittimazione reciproca delle parti con il famoso incontro con Berlusconi in occasione dellipotesi di accordo elettorale avvenuto alla Camera. In quelloccasione si è data una svolta al Paese. Finalmente le parti contrapposte si legittimavano. Poi vi è stato un avvelenamento del clima politico. In questo avvelenamento registro queste dichiarazioni che fanno parte dello scontro ideologico politico». Immediate le reazioni. Positive quelle del centrodestra che hanno condiviso e riconosciuto al presidente del Senato la facoltà di avere idee proprie. Estremamente critiche quelle del centrosinistra.
Una volta vista la piega che stavano prendendo gli avvenimenti, Schifani ha chiamato direttamente Veltroni per assicurargli «la totale assenza di volontà polemica nei suoi confronti». Quella sui veleni era «una valutazione generale e complessiva sullandamento del clima politico». E un auspicio «al ritorno di quel dialogo costruttivo tra le parti che aveva avuto inizio ancor prima dellavvio della legislatura, con la reciproca legittimazione dei leader delle due coalizioni».
A questo punto si è fatta viva la segreteria del Partito democratico che era rimasta in silenzio.
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