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Schifani con i nostri soldati in Libano: "Portatori di pace"

Il presidente del Senato a Shama, una delle basi del nostro contingente di 2.460 uomini. "Siate orgogliosi del vostro paese, ovunque la vostra presenza si è resa necessaria avete mostrato doti di solidarietà e di generosità. Fino alla prova suprema del sacrificio della vita"

Schifani con i nostri soldati in Libano: "Portatori di pace"

Shama (Tiro) - "Siete portatori di pace e non di guerra. Protagonisti di presenze coraggiose in territori difficili e proprio per questo il nostro grazie non compenserà mai il nostro debito di gratitudine nei confronti di tutti voi". E' con queste parole che il presidente del Senato, Renato Schifani si è rivolto ai militari italiani dell'Unifil e ai loro comandanti portando il saluto del Senato. L'Unifil opera in Libano dall'autunno del 2006.

Schifani è giunto a Shama, una delle basi principali della presenza italiana che conta 2.460 militari. La località si trova a pochi chilometri da Tiro e ad appena 30 chilometri dalla "Blue Line", la zona cuscinetto creata nel 2006 all'indomani dell'ultima incursione delle truppe israeliane in Libano per arginare gli attacchi delle truppe di hezbollah contro i villaggi israeliani di confine.

Schifani si è rivolto ai militari italiani, al comandante generale di Unifil, generale Claudio Graziano, e al comandante del contingente italiano, generale Flaviano Godio: "Questo nostro incontro - ha aggiunto Schifani - non vuole avere in alcun modo un carattere rituale, ma soltanto esprimere quei sentimenti di riconoscenza e di apprezzamento per il lavoro che quotidianamente svolgete in una delle zone politicamente e militarmente più delicate dello scacchiere internazionale". "Per questo - ha proseguito il presidente del Senato - la nostra presenza alla vigilia di Natale, un momento questo in cui più forte può essere in voi la nostalgia per il vostro Paese e la vostra famiglia, vuole essere un segno della vicinanza, affetto ed apprezzamento".

"Dovete essere orgogliosi del vostro paese - ha detto Schifani rivolto ai soldati - perché ovunque la vostra presenza si è resa necessaria avete mostrato le vostre doti di solidarietà e di generosità. Fino alla prova suprema del sacrificio della vita.

Ma sempre e soltanto - ha concluso Schifani - per servire la causa della pace. 

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