Schizzi, appunti e ricerche riecco il Codice Trivulziano

Il «quaderno» di Leonardo esposto per due mesi nella Sala delle Asse

Sabrina Cottone

È Leonardo da Vinci e Leonardo da Milano, la città in cui ha vissuto, creato, lavorato per 25 anni. Anche per questo l’assessore alla Cultura, Stefano Zecchi, ha voluto la mostra che sarà ospitata nella Sala delle Asse del Castello dal 24 marzo al 21 maggio, con un’estensione divulgativa all’aperto, lungo via Mercanti e via Dante. Sotto teca il Codice Trivulziano, appunti del genio arrivato a Milano come «omo senza lettere», giovane musico e improvvisatore di lira, appassionato di arte e di tutti gli altri misteri del mondo. «Leonardo è un’icona milanese nel mondo» dice Zecchi. E è persino inutile citare il Cenacolo di Santa Maria delle Grazie o i Navigli che ha contribuito a valorizzare.
Pagine e pagine di parole ricercate, frasi schizzate a evocare analogie e prefigurare scoperte, tracce di intuizioni sulla via di trovare la realtà. Gli appunti del Trivulziano tornano dopo otto anni di assenza e conoscerli in modo integrale prevede un percorso da iniziati.
Per carpire i molti significati non basterà una visita e non solo per la complessità di Leonardo ma anche per ragioni di conservazione, perché gli antichi quaderni che compongono il Codice non possono essere sfascicolati, così ogni settimana saranno esposte pagine diverse.
Il Trivulziano è uno dei due codici leonardeschi, una testimonianza psicologica e caratteriale forse ancor più che di pensiero scientifico. «Nel Codice Trivulziano ci sono i preannunci dell’eccezionale sviluppo del pensiero leonardesco, in qualche modo la spiegazione del suo genio, che sta soprattutto nel modo di organizzare la propria cultura e il proprio pensiero» racconta appassionato Giovanni Maria Piazza, lo studioso curatore della mostra. Il Codice raccoglie note e disegni realizzati dall’artista tra il 1487 e il 1490 e contiene un prezioso elenco di ottomila vocaboli, testimonianza del linguaggio dotto del tempo, sul quale è stato realizzato un nuovo studio filologico che sarà parte integrante dell’esposizione. Tra le pagine disegni caricaturali e grotteschi, che rappresentano i primi esempi degli studi pittorici sulle alterazioni della fisionomia umana.
Una sezione di grande interesse riguarda il Duomo di Milano, dieci pagine di schizzi per il completamento della cattedrale al quale si lavorava proprio negli anni tra il 1487 e il 1490.
Disegni spettacolari e note sui cantieri voluti da Ludovico il Moro, memorandum come l’appunto su «la palla di Santa Maria del Fiore», la grande sfera di rame fusa nella bottega del Verrocchio e alzata in cima alla cattedrale di Firenze nel 1474 grazie a una macchina costruita con l’aiuto di Leonardo.
Avventurarsi per i meandri della mente del genio è un cammino a tratti impervio. «Non è una mostra facilissima nella fruizione e proprio per questo abbiamo costruito un itinerarium mentis ad Leonardum» dice Zecchi. Il percorso di avvicinamento mentale a Leonardo saranno tavole e pannelli in via Mercanti e in via Dante, cento tappe per accostarsi alla sua storia e alla sua opera.

Il punto d’arrivo sarà la Sala delle Asse, dove si respira aria di Leonardo grazie alle tracce dei suoi affreschi e alla decorazione a volta del soffitto, che nonostante i numerosi rimaneggiamenti e i restauri anche invasivi, conserva l’impianto di «grandioso poema naturalistico» che aveva voluto darle il suo originario architetto.

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