"Schlein sui temi etici dovrà tenere conto anche dei cattolici Pd"

L'ormai ex capogruppo in Regione Fabio Pizzul difende il centro in un partito che ora va a sinistra

"Schlein sui temi etici dovrà tenere conto anche dei cattolici Pd"

Fabio Pizzul, ormai ex capogruppo del Pd, per la prima volta da tredici anni non siederà sui banchi del consiglio regionale. Figlio del grande Bruno, per il momento è tornato anche lui al suo vecchio lavoro da giornalista a Telenova, anche se il prossimo passo sarà molto probabilmente la candidatura alle Europee del 2024. «Mi prendo una boccata d'aria - assicura a chi gli chiede come va -, ma non mi ritiro a vita privata».

Pizzul, come le pare la nuova giunta Fontana?

«Una squadra conservativa, figlia di equilibri politici ribaltati e che sconta il fatto di aver dovuto dare ruoli a figure che non hanno grande esperienza. In un momento in cui la Lombardia dovrebbe essere il riferimento per l'Italia e l'Ue, rischiamo di avere una giunta che deve dimostrare di essere all'altezza».

Non le sembra di essere troppo critico, un po' volpe e l'uva?

«Anche se sono lontani quasi sempre dalle mie sensibilità, Marco Alparone e Guido Guidesi sono quelli che ho visto essere comunque capaci di affrontare i temi in maniera adeguata. Alparone viene da un'esperienza amministrativa solida, Guidesi ha dimostrato di saper ascoltare il mondo produttivo».

Ma sull'Ufficio di presidenza le opposizioni si sono subito divise. Non una buona partenza, Fontana può godere di lunga vita politica.

«La scelta del Terzo polo di puntare su Letizia Moratti, rompendo il fronte comune, è chiaro che porta con sé anche degli strascichi all'inizio della legislatura. Ma i numeri sono abbastanza chiari nelle minoranze: c'è un partito che è nettamente maggioritario ed è il Pd che si è assunto giustamente la guida dell'opposizione».

In futuro si riunirà il fronte con il Terzo polo?

«Mi auguro ci sia la possibilità di costruire un'opposizione unitaria, lo abbiamo fatto nella scorsa legislatura e da capogruppo mi ero sobbarcato la fatica della mediazione, con la necessità di tenere il Pd in equilibrio tra le diverse posizioni. Il dubbio è che la coalizione Moratti non sia così compatta. Senza una leadership chiara, anche tra non molto potrebbero nascere delle tensioni. Alcuni degli eletti sono più propensi a posizionarsi verso il centrosinistra, altri hanno indubbiamente una storia di centrodestra».

Intanto il Pd ha una nuova segretaria, Elly Schlein.

«Schlein ha una posizione molto netta, ma ha anche detto che c'è tutta la sua volontà di garantire pluralismo. Quando si passa a una fase di responsabilità ci deve essere anche una presa di coscienza. La sua freschezza comunicativa serve dopo sei mesi di silenzio anche per ritornare al centro del dibattito. Ma il Pd, se vuole essere forte, deve tenere assieme tutti e questo è anche nell'interesse di Schlein».

Non teme una scissione riformista?

«Credo che ci sia la volontà da parte di tutti di provare a non frammentare ulteriormente il partito. La sciagura del centrosinistra è non riuscire mai a proporsi con capacità di fare sintesi. E il litigio è una delle cose che meno piace agli elettori».

Schlein, sostenuta da Pierfrancesco Majorino, ha vinto anche a Milano. Un'indicazione per le prossime comunali?

«Prematuro parlarne. A giudicare dai risultati delle regionali e del congresso, il Pd a Milano ha una sottolineatura più radicale, ma credo sia interesse comune dare spazio a tutti. Anche sui temi etici è importante che il partito tenga conto delle diverse sensibilità. Se lo farà, avrà la possibilità di costruire al meglio la candidatura per la successione di Giuseppe Sala».

Il voto cattolico sembra sempre più frammentato.

«È sempre più sparso e ho l'impressione che in quel 60 per cento di non votanti ci sia una bella fetta di quel mondo che non ha trovato una rappresentanza adeguata. Nel Pd il profilo di Majorino ha allontanato un po' il voto cattolico e il risultato di alcuni candidati, specie a Milano, è stato influenzato da questa delusione».

Per Pizzul la

prossima sfida sono le Europee?

«Per un po' torno volentieri a fare il giornalista con un passo indietro dai ruoli di partito. Ma l'orizzonte è quello delle Europee. Ci penso e sarebbe un traguardo interessante».

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