Sciolsero nell’acido il piccolo Di Matteo Condannati all’ergastolo

PalermoCinque ergastoli ai boss che decisero la eliminazione del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio del pentito di mafia, Santino, 12 anni di carcere al collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza. La sentenza alle 15,30 di ieri, dopo circa 4 ore di camera di consiglio è stata letta dai giudici della Prima Sezione della Corte di Assise di Palermo nell’aula bunker del carcere di Pagliartelli. L’elenco dei cinque boia si apre con il nome del capo dei capi di «Cosa nostra» Matteo Messina Denaro, latitante da circa 20 anni. Poi, Giuseppe Graviano, Luigi Giacalone, Francesco Giuliano e Salvatore Benigno. Al pentito Spatuzza è stata riconosciuta l’attenuante generica della collaborazione.
Giuseppe Di Matteo fu rapito nel ’93 per ritorsione nei confronti del padre, Santino, divenuto collaboratore di giustizia. Con il sequestro del bambino i capi di «Cosa nostra» intendevano bloccare l’ex mafioso e il suo fiume di dichiarazioni alla magistratura. Il piccolo Giuseppe fu sequestrato dai mafiosi, travestitisi da poliziotti che andarono a prelevarlo al maneggio di Altofonte con la scusa di portarlo dal padre, sotto protezione per il suo status di pentito. Il bambino dopo 779 giorni di prigionia fu ucciso dai suoi carcerieri. I sicari lo strangolarono senza pietà, nonostante fosse provato dalle sofferenze fisiche. Poi il corpicino della vittima fu sciolto nell’acido. Il boia Spatuzza dopo il suo pentimento osò chiedere perdono (mai concesso) alla madre Franca Castellese. Suonano come una beffa le parole pronunciate dal pentito davanti alla Corte.

«Era un bellissimo angelo, gli abbiamo stroncato la vita. Siamo responsabili del sequestro e della morte, della sua fine atroce. Oggi ne rispondiamo di fronte alla società, domani ci sarà qualcuno che ci aspetterà per presentarci questo conto».

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