Lo sciopero dei calciatori? Non vogliono perdere uno solo dei loro privilegi

Il nodo non è il rinnovo del contratto ma la guerra a ogni riforma che preveda maggiore flessibilità in materia di trasferimenti. Con un no i ricchi soci di Campana possono mandare all'aria un bilancio come dimostrano i casi di Grosso e Jankulovski. Il conflitto di Oddo

Breve riassunto delle puntate precedenti. Le società di serie A hanno dato la disdetta al contratto collettivo, come ha fatto la Fiat con i metalmeccanici per intendersi. Campana ha riunito i suoi e proclamato lo sciopero per il turno del 24 e 25 settembre in serie A, a poche ore dall'incontro preparato dal presidente della federcalcio Abete. Maurizio Beretta, presidente della Lega, per una volta tempestivo, ha battuto il colpo e si è presentato in conferenza-stampa per accusare il sindacato di presentarsi all'incontro con la pistola sul tavolo e il proiettile in canna.
Qualè il contenzioso? In apparenza sembra legato al rinnovo del contratto collettivo in effetti è la risposta, feroce, ad alcuni attriti emersi durante il calcio-mercato tra società e calciatori che hanno rifiutato più volte il trasferimento di fatto provocando danni notevoli al bilancio del club stesso. Non solo: ma eventuali provvedimenti tecnico-disciplinari, tipo Grosso messo fuori rosa dalla Juve, sono stati duramente contestati.
Per capirsi si tratta del rifiuto, ideologico, di affrontare il nodo della flessibilità del lavoro e di considerarsi lavoratori al di sopra di ogni regola moderna di organizzazione del lavoro. L'episodio Grosso ha seguito di qualche mese il braccio di ferro tra Pandev e Lazio, finito, come tutti sanno, con la messa in libertà dell'attaccante trasferitosi a costo zero all'Inter nel gennaio di quest'anno. Le società sono stanche di perdere soldi e basta, senza reagire.
Lo sciopero è un'arma scarica se fosse usata davvero da Campana (i dubbi sono leciti). Cofferati, per esempio, ha suggerito di devolvere in beneficienza l'eventuale trattenuta al fine di rendere meno impopolare la protesta. Sarà dura, comunque far passare in un periodo di crisi, tale scelta. Tommasi ha in parte addolcito la posizione barricadera espressa da Oddo, portavoce dei calciatori in evidente conflitto d'interesse.

Già perchè proprio Oddo è stato uno di quelli che si è opposto puntualmente a ogni proposta di trasferimento pervenuta dal Milan prima di accettare di spalmare il contratto in due stagioni.
Forse sull'argomento si potrebbe studiare una soluzione mediana: cioè un calciatore può, per ogni sessione, al massimo esprimere tre no ad altrettanti trasferimenti. Ci pensi Abete.

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