Lo sciopero ferma 9 mezzi su 10 ma la città va...

Per un giorno Milano è rimasta paralizzata. Chiusi i cancelli all'ingresso delle metropolitane, pochi tram lungo le rotaie e molte macchine in coda ai semafori. E, soprattutto, molta rabbia. Lo sciopero dei mezzi di trasporto ha messo a dura prova la viabilità meneghina e i nervi dei cittadini. Un successo per gli organizzatori, un problema enorme per chi si doveva spostare. Nove dipendenti su dieci dell'Atm hanno partecipato alla protesta. Per le Ferrovie Nord l'adesione allo sciopero è stata pari al 100 per cento e per le Fs si sono mossi solo i treni programmati. «Troppo pochi, insufficienti a soddisfare le richieste», secondo i pendolari, che per un giorno hanno dovuto arrangiarsi con mezzi di fortuna. Non è andata meglio nemmeno a chi doveva volare. Alla Malpensa sono stati cancellati 75 voli in arrivo e 77 in partenza. All'aeroporto di Linate ne sono saltati altri 54. Per un totale di 206 voli. Un piccolo «embargo» che ha isolato la città.
Le tre linee della metropolitana sono rimaste ferme dalle 8.45 fino alle 15 e poi, di nuovo, dalle 18 alle 19.45. Per i trasporti di superficie il servizio è stato presente ma irregolare. «Sono qui ad aspettare da più di un'ora - lamenta Marisa in attesa del tram -, devo andare dall'altra parte della città e il Tre non passa. Non è questo il modo di protestare, così per difendere il proprio lavoro fanno licenziare quelle come me che non riescono ad arrivare in orario».
«Con la forte adesione allo sciopero - ha dichiarato Dario Balotta, segretario regionale Fit-Cisl -, i lavoratori del trasporto della Lombardia chiedono un cambio di passo della politica per quanto riguarda il settore». Ma la maggior parte dei cittadini vive la protesta solo come un disagio. «Stamattina mi sono dovuta alzare alle sei. Non possono bloccare una città in questo modo. Dovrebbero prendersela con Prodi, è colpa della sua Finanziaria se le cose non funzionano».
Il blocco dei mezzi pubblici ha investito, con un prevedibile effetto domino, anche la circolazione automobilistica. Per arrivare puntuali sul posto di lavoro i milanesi si sono messi al volante in anticipo e alla fine si sono incontrati tutti in strada. Fin dalle prime luci dell'alba le arterie principali sono rimaste paralizzate. Alle 6.45, all'ingresso autostradale di Milano Certosa, nella zona Nord della città, era già tutto fermo. Il preludio di una giornata che avrebbe fatto registrare un buon numero di ingorghi. «Sono rimasta un'ora ferma in tangenziale - racconta Rossella - ma alla fine poteva andare peggio». Si sono registrati rallentamenti anche lungo le direttrici per il centro cittadino e le circonvallazioni. «Oggi l'unico modo per spostarsi - dice Luca - è prendere il taxi. Almeno nelle corsie preferenziali si scorre. Certo, il prezzo non è molto abbordabile».
E in molti casi anche l'apertura della metro nel periodo protetto è stata problematica. Alle 13.30 alla stazione della metropolitana di Romolo un centinaio di persone aspettava ancora di entrare. E sono iniziate subito le proteste. Qualcuno se l'è presa con l'Atm, qualcuno col Governo, qualcun altro ha rinunciato e ha preferito chiamare un taxi.

«Non è possibile che non abbiano ancora aperto i cancelli - racconta un signore carico di valigie -. Si prendono gioco di noi, sono qui da quaranta minuti oramai. Devo andare alla stazione a prendere un treno, ma ormai l'ho perso».

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