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"Lo sciopero generale? Una sconfitta"

La leader dell’Ugl: "Nei momenti di crisi bisogna convergere, le divisioni danneggiano i lavoratori Il sindacato di Epifani sinora ha contestato tutto a prescindere, ma forse adesso ci sta ripensando"

"Lo sciopero generale? Una sconfitta"

Renata Polverini, segretario generale dell’Ugl, il governo vi ha convocati domani insieme con Cgil, Cisl e Uil, ma tra le varie organizzazioni c’è qualche divergenza sulle misure anti-crisi da adottare.
«Ci sono varie correnti di pensiero. Avremmo apprezzato la detassazione delle tredicesime. Siccome occorrono misure strutturali oltreché emergenziali, se c’è un flusso di risorse che va in direzione delle famiglie, questo può equivalere alla detassazione delle tredicesime. L’importante è orientarsi verso i redditi da lavoro dipendente e da pensione».
L’ex presidente del Senato ed ex segretario Cisl, Franco Marini, ieri ha chiesto al segretario Cgil Epifani di fare «un passo avanti» rispetto alle attuali posizioni. La dichiarazione potrebbe non essere casuale visto che sarebbe in atto un ripensamento sullo sciopero generale del 12 dicembre.
«Se Marini, che è stato un grande sindacalista, è arrivato al punto di lanciare questo appello, vuol dire che la strada intrapresa non era quella giusta. E mi pare che da parte di Epifani ci sia stata una minima apertura».
Quindi, ci sarebbero degli spiragli per una ricomposizione del quadro?
«La mia storia sindacale è sempre stata caratterizzata dal cercare convergenze. In questo momento di grave crisi, a mio avviso, richiamare i lavoratori allo sciopero generale ancor prima di aver preso visione delle misure, non è l’arma giusta. Lo sciopero è l’ultima carta che ci si può giocare, è una sconfitta per il sindacato ed è penalizzante per i lavoratori in quanto chiede loro un sacrificio economico quando rischiano la cassa integrazione, la mobilità o il licenziamento. Spero che il governo si presenti con un pacchetto convincente e che Epifani voglia in qualche modo lavorare insieme a noi».
Venerdì, però, la Cgil non ha apposto la propria firma al nuovo contratto degli artigiani. Questo continuo smarcamento non può crearvi difficoltà nei negoziati con il governo nei quali gioverebbe una linea unitaria?
«Questa sembra una normale prassi per la Cgil che ultimamente ha sottoscritto solo gli accordi con Alitalia, dopo averli negati in una prima fase. Ho una mia idea in proposito: non abbiamo il dovere di tenere insieme le organizzazioni, ma abbiamo il dovere di tenere insieme i lavoratori. Più riusciamo a convergere su richieste da porre all’attenzione del governo, più riusciamo a conseguire un risultato positivo. Continuare a dividersi sui contratti toglie peso alla rappresentanza dei lavoratori».
Bisogna inoltre ricordare che gli ultimi scioperi, alcuni proclamati dalla sola Cgil, non sono stati caratterizzati da una massiccia partecipazione.
«In questo momento l’adesione agli scioperi non è elevata proprio perché i lavoratori non hanno fiducia nel futuro, hanno paura di quello che li aspetta. Se gli stessi sindacalisti affermano che il peggio deve ancora arrivare, i lavoratori ci pensano bene prima di compiere qualsiasi mossa».
Lo sciopero «politico», perciò, non funziona più?
«Bisogna che ci siano le condizioni per dimostrare che lo sciopero serve a portare a casa un risultato. Noi, invece, stiamo facendo il possibile per dare le risposte più giuste».
All’ultimo convegno di Santa Margherita di Confindustria lei ha partecipato a un confronto diretto con Epifani e con il presidente Marcegaglia. Un successo diplomatico che sorprende solo chi non conosce l’Ugl. Anche in questa situazione potrebbe svolgere un ruolo importante.
«Spero che tutti facciamo la cosa giusta. Per quello che è nelle mie possibilità, cercherò di lavorare per tentare di unire. Però, dopo Alitalia ci sono state tante altre occasioni in cui la Cgil ha mantenuto un atteggiamento di chiusura mentre noi con Cisl e Uil abbiamo scommesso sui nuovi contratti del pubblico impiego e sulla riforma dei contratti nel privato, mentre dialoghiamo con il ministro Gelmini sull’università».
Come giocherete questa partita, allora?
«Vogliamo rimanere un soggetto che negozia. La Cgil continua ad apparire un’organizzazione che vuole contestare a prescindere, anche a costo di rompere l’unità dei lavoratori. Invece bisogna mettersi dalla parte giusta ed entrare nel merito degli argomenti per capirli».


Pensate di riuscire a strappare qualche concessione all’esecutivo?
«Poiché tutti chiediamo un ampliamento delle risorse per gli ammortizzatori e un sostegno ai redditi da lavoro, spero che almeno in quell’occasione riusciremo a centrare qualche risultato visto che le ultime tre Finanziarie non sono state generose».

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