Sciopero, oggi caccia alla farmacia aperta

La Moratti: «Ogni categoria ha buone ragioni. Anche i milanesi»

Marco Guidi

Giù le serrande, camici bianchi appesi all’appendino. Oggi i farmacisti sono in sciopero, in segno di protesta contro le norme «liberalizzatrici» previste dal decreto Bersani. Per i cittadini si prevedono disagi, visto che la quasi totalità degli esercenti sembra indirizzato ad aderire all’iniziativa promossa da Federfarma, la Federazione nazionale che rappresenta le farmacie gestite da privati. Farmacie ex comunali e cooperative dovrebbero invece garantire il servizio. Ma non si escludono sorprese.
Per non rischiare, i milanesi si possono rivolgere alle farmacie di turno. Il consiglio arriva direttamente dagli organizzatori dell’agitazione. «Le 31 farmacie di turno a Milano saranno regolarmente aperte», fanno sapere da Federfarma Lombardia. Le difficoltà, si spera, saranno così limitate. «È un po’ come fosse domenica, dove il servizio di utilità pubblica è minore, ma comunque coperto in tutta la città», continua la Federazione lombarda. Nel criterio di scelta dei turni, la mappa di Milano è divisa in cinque distretti. Questo fa sì che in ogni zona si possa trovare più di una farmacia aperta anche oggi.
Diverse le chiavi di lettura della protesta. Stampa e televisione danno molto risalto alla presenza, prevista nel pacchetto Bersani, sugli scaffali dei supermercati dei cosiddetti farmaci da banco. I farmacisti sono contrari, ma non considerano questo un punto nodale dello scontro con il governo Prodi. Paolo Gradnik, presidente di Federfarma Lombardia e consigliere comunale eletto nelle file della Lista Moratti, dice chiaro e tondo che «l’ammodernamento del sistema delle farmacie è un progetto voluto anche da noi farmacisti». Quali sono allora i motivi dello sciopero? E le pecche del ministro Bersani? Gradnik parte a razzo: «Si vuol svendere il sistema delle farmacie a soggetti economici che, per loro stessa natura, hanno interessi basati sulla convenienza commerciale e non sulla tutela della salute del consumatore». Una finta liberalizzazione, insomma, che mira a «sostituire l’attuale rete territoriale delle farmacie con due o tre grandi catene». Federfarma Lombardia ha diramato un comunicato dove si legge che il fine della riforma Bersani è «la creazione di un autentico oligopolio».
Qualcuno però non è d’accordo con questi punti di vista. Le 14 farmacie comunali del sud ovest milanese hanno già escluso, nella giornata di ieri, di partecipare alla serrata. Esercizi aperti, dunque, a Corsico, Buccinasco, Trezzano sul Naviglio, Rozzano, Opera. Anche la Cgil di Milano ha reso noto il suo disappunto per lo sciopero indetto da Federfarma. Secondo il sindacato, la presa di posizione dei titolari delle farmacie sarebbe «anacronistica e volta esclusivamente a mantenere i privilegi di un mercato non concorrenziale e statico».
Federfarma però non si tira indietro. Tanto che, dopo lo sciopero di oggi e in caso di esito negativo dell’incontro con Bersani previsto per venerdì, non si escludono forme più radicali di manifestare il proprio dissenso.

«L’esempio recente dei tassisti - chiarisce Gradnik - può servirci per capire come solo in certi modi si piega la volontà del governo». Letizia Moratti, intanto, precisa che «ogni categoria ha delle ragioni cui bisogna prestare attenzione, componendo però una sintesi con quelle generali dei cittadini».

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