Il governo è andato sotto su un articolo di una legge di bilancio. Un vero pasticcio, frutto di una somma di incidenti. Il ministro Tremonti, tanto per cambiare, non era in aula al momento del voto, così pure Bossi, Scajola, Scilipoti e un’altra ventina di onorevoli. Ognuno di loro ha un alibi di ferro. Giurano che la politica e le tensioni all’interno della maggioranza non c’entrano. Hanno pesato problemi personali e in alcuni casi corporali. Berlusconi ha assistito attonito alla scena e ha lasciato l’aula imprecando (anche se lui lo negherà). Ne ha ben donde. Ci mancava anche lo scivolone alla Camera per complicare le cose e alimentare di benzina la brace su cui si muove la maggioranza. Per sfangarla sarebbe bastato un voto in più, per esempio quello di Tremonti (la legge in questione è sua), che fisicamente era nei paraggi ma ancora una volta si è rifiutato, nella sua arroganza, di mischiarsi al popolo degli onorevoli peones che detesta e schifa.
L’incidente non avrà conseguenze pratiche. La legge sarà ritirata e riproposta, probabilmente con voto di fiducia, che è un po’ come mettere con le spalle al muro onorevoli pigri, distratti o fannulloni, molti dei quali si mobilitano solo quando c’è in ballo la loro poltrona. Credo che l’istinto di Berlusconi sia di mandarli tutti a quel paese, così poi vediamo chi sarà in grado di camminare da solo. Il problema è che il presidente è molto paziente, a volte troppo. Ce l’ha nel dna la voglia e la forza di tenere sempre tutti insieme, a costo di perdere ore in inutili vertici, di ascoltare l’inascoltabile, di prendersi palate di fango che dovrebbero colpire ben altri. Anche ieri ci ha messo la faccia e chissà oggi quante gliene diranno su giornali e tv. Il risultato di tante rotture non è lo spettacolo indecente visto alla Camera, ma altro. Per esempio: ieri i titoli di Stato sono stati collocati per la prima volta da mesi con interessi decenti (segno di fiducia), la borsa è ripresa a crescere (idem), la produzione industriale è cresciuta (come sopra). Insomma, nonostante l’assenteista Tremonti, il Paese tiene e dà sintomi di reazione.
L’alternativa è sotto gli occhi di tutti: tasse, patrimoniale, aumento della spesa,come si evince dalle ricette dell’opposizione. Meglio tenersi quella che ieri è stata una armata Brancaleone e sperare che la pazienza di Berlusconi ci faccia andare avanti. Non dico proprio così, magari un po’ meglio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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