Scola: «Milanesi attenti al lavorismo»

Scola: «Milanesi attenti al lavorismo»

Cari milanesi attenti, il lavoro fa male. O meglio, il lavorismo. L’appello non arriva da un leader sindacale ma da un autorevole prevosto, il neoarcivescovo di Milano Angelo Scola che, nel corso di un’intervista al quotidiano Avvenire ha messo in guardia i fedeli dall’idolatria del lavoro che, se messo al centro dell’esistenza, depaupera l’uomo nel suo fabbisogno di relazioni affettive, familiari e personali. Una malattia di cui, ha sottolineato il cardinale - i milanesi sarebbero particolarmente vittima. E sul fatto che a Milano - proprio in tempi di crisi - la qualità della vita sia diventato un argomento cruciale, arriva la conferma anche da una curiosa iniziativa dell’assessore al Benessere Chiara Bisconti, che ha in questi giorni lanciato il progetto di un nuovo «Piano regolatore degli orari cittadini». Il Piano sarà, spiega l’assessore, «uno strumento che terrà conto delle necessità di conciliare i tempi di vita, di lavoro, di svago e i diversi bisogni dei cittadini». In che modo e con quali strumenti il Comune potrà contribuire a mitigare i ritmi stressanti sotto la Madonnina non è ancora ben chiaro. La Bisconti, per il momento, si limita ad annunciare una serie di incontri con le diverse associazioni di categoria che si terranno nel corso dei prossimi sei mesi. Una prima fase di ascolto - spiega - coinvolgerà lavoratori e lavoratrici, attraverso il confronto con le organizzazioni sindacali; le principali aziende cittadine, per mezzo dei loro mobility managers; le associazioni delle piccole e medie imprese; gli esercenti commerciali; gli operatori culturali; il Provveditorato agli studi; gli ospedali e le case di cura; gli operatori dei servizi di mobilità urbana ed extraurbana; le diverse amministrazioni pubbliche per il ripensamento degli orari degli sportelli aperti ai cittadini. «Il progetto è in fase iniziale - dice l’assessore - ma è grazie a questo che vorremmo adottare un approccio che privilegi la flessibilità rispetto alla regolamentazione, puntando su una riorganizzazione efficace e innovativa del lavoro e dei servizi. L’obiettivo è rimettere a posto l’orologio di Milano, con la riscrittura del Piano Regolatore degli Orari 2012, oggi fermo al 1994, perchè pensiamo che attraverso questo nodo passi molto della qualità della vita, del benessere e della felicità di tutti i suoi abitanti». Intenzioni nobilissime, ma non si capisce in che modo applicabili nel privato. Ben più realistico e incisivo, oltre che auspicabile, sarebbe un intervento da parte del Comune per sopperire la scandalosa mancanza di posti all’asilo nido che penalizzano gravemente le donne lavoratrici: quest’anno, le graduatorie pubbliche hanno lasciato a casa oltre un migliaio di bambini con conseguenti disagi soprattutto per le famiglie sprovviste dell’apporto di nonni o baby sitter. L’invito a una maggiore attenzione alla qualità della vita è arrivata in questi anni anche da neonate associazioni e da una pubblicistica che ha editato veri e propri saggi sull’elogio della lentezza e il diritto a lavorare con moderazione.

Il cardinale Scola si è implicitamente ispirato a una recente lettera del Papa che afferma come «ai nostri giorni l’organizzazione del lavoro, pensata ed attuata in funzione della concorrenza e del profitto, così come la concezione della festa come occasione di evasione e di consumo, contribuiscano a disgregare la famiglia e la comunità e a diffondere uno stile di vita individualistico».
Uno stile di vita che, lascia intendere Scola, oltraggia ben due comandamenti cristiani: il primo, che mette in guardia l’uomo dalle idolatrie, e il terzo che ricorda di santificare sempre le feste.

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