Li chiamavano uccelli migratori, «Wandervögel», o anche: «scolari erranti». Il loro primo ispiratore fu nel 1896 Hermann Hoffmann, un maestro di stenografia di ventun anni. Il suo motto era: «Evviva il vagabondare» («Hoch das Wandern»).
Evviva insomma l'uscire dai sentieri battuti, dalle solite strade, evviva il ricercare, libero, senza mete precise. Così cominciarono le loro escursioni, destinate a moltiplicarsi, e in zone sempre più selvagge. Il wandern, vagabondare per la natura, senza mete troppo definite, sviluppò nei giovani uno stato di coscienza nuovo, di cambiamento, statu nascenti.
Quei ragazzi volevano liberarsi dagli aspetti decadenti e viziati delle metropoli industriali, troppo materialiste. Lo fecero errando tra le forze elementari delle foreste, della terra, dell'aria, del fuoco che accendevano per cucinare il cibo, dell'acqua pura che bevevano. Scambiandosi emozioni e idee senza ambizioni e personalismi (aspetto questo cui attribuivano molta importanza), nella ricerca ascetica di una profonda rigenerazione. Leggendo insieme i poeti di riferimento, come Hermann Hesse o Stephan George, o poesie scritte da loro. Ne emersero autori importanti, come Walter Flex. L'erranza dilagò in altri Paesi: anche lo psichiatra svizzero Carl Gustav Jung, come Walter Benjamin, che diventerà poi uno dei filosofi più importanti del Novecento, furono Wandervögel.
Importante in tutta questa esperienza di trasformazione e rigenerazione delle coscienze fu (anche allora) la condivisione della musica. I Wandervögel rifiutarono quasi completamente le canzoni contemporanee per voce singola, e valorizzarono e in molti casi riscoprirono i tradizionali canti popolari tedeschi, sulla natura, sui racconti e le saghe tradizionali. Erano temi poetici e musicali già presenti da sempre nell'inconscio collettivo, quindi in grado di indurre una profonda trasformazione in chi cantava. I canzonieri dei Wandervögel documentano anche oggi come canto e musica polifonica possano influire sulle personalità individuali e collettive.
Molto cambiò tra i giovani tedeschi, se dal piccolo gruppo di allievi stenografi di Stegliz, sobborgo piuttosto aristocratico di Berlino, gli «scolari erranti» si diffusero poi, organizzati in Bund (Leghe) per tutta la Germania, e in buona parte dei Paesi dell'Europa del nord.
Gli uomini, soprattutto agli inizi, furono molto più numerosi, e diversi gruppi si configurarono come vere e proprie leghe maschili (Maennerbund), con lo scopo anche di approfondire i contenuti specifici del proprio genere e delle sue specifiche risorse nei rapporti e nella trasformazione di sé e del mondo. Si diffuse però intanto anche l'errare delle ragazze (Maedchenwandern). Non senza resistenze tra i maschi, e proteste tipo: «Non vogliamo aver niente a che fare con le donne», o: «Se vogliono errare, che lo facciano da sole» e così via.
Intanto gli «uccelli migratori» divennero sempre più numerosi, in tutta Europa. Ma i venti di guerra si facevano più forti, e gli aspetti pacifici e spirituali dei primi anni venivano soverchiati dal rumore delle armi. La Prima guerra mondiale rovesciò sul mondo (ancora una volta), le forze grossolane della distruzione e delle uccisioni di massa, ben diverse dalle profonde e audaci energie evocate dalle esperienze degli scolari vaganti.
La ricerca di nuove forme di vita dei Wandervögel e degli altri gruppi della Lebensreform fu soffocata dal modello totalitario fondato sulla tecnica, la società industriale e la guerra perpetua. Dove si era prima degli «scolari erranti». E ci troviamo anche oggi.CR
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