Come si temeva ieri, giornata culminante delle celebrazioni della festa sciita dellAshura, le principali città iraniane si sono trasformate in campi di battaglia. I manifestanti antiregime hanno invaso le strade a decine di migliaia non solo nella capitale Teheran, ma anche a Isfahan, Tabriz, Mashad e nella stessa città santa di Qom. Già in mattinata la violenza è esplosa tra i dimostranti (quasi tutti giovani) e le forze di polizia, affiancate dalle famigerate milizie basiji dotate di motociclette e bastoni. Scontri pesanti, nel corso dei quali la polizia - che poi ha sfacciatamente cercato di negarlo - ha sparato addosso ai manifestanti uccidendone un numero imprecisato: secondo dati ufficiali solo quattro, per le fonti dellopposizione almeno dieci.
La vittima più illustre è Ali Seyed Mousavi, nipote del leader dellopposizione Mir Hossein Mousavi, ucciso da un colpo al cuore durante la battaglia a Teheran. Temendo che la notizia della sua morte potesse moltiplicare la volontà di combattere degli oppositori, i media ufficiali hanno cercato di negare la parentela dellucciso con il capo della rivolta, ma lo stesso sito dellopposizione parlamentare ha confermato la notizia e ha precisato che Mousavi si è recato allospedale di Ebne Sina per rendere omaggio al nipote caduto.
In serata la televisione di Teheran ha annunciato larresto di 300 persone.
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