Scontro aperto sulle lettere di Mussolini alla Petacci

Volano gli stracci tra gli storici, anzi, per essere precisi continuano a volare. Il nodo del contendere? Le lettere di Benito Mussolini alla sua amante, appena pubblicate da Mondadori-Eletta (A Clara. Tutte le lettere a Clara Petacci 1943-1945, pagg. 404, euro 24). Per carità, gli storici si accapigliano da anni sul valore e sul senso di queste missive reperite fortunosamente ma l’arrivo dell’edizione critica ha scatenato uno scontro aperto. Enrico Mannucci (giornalista esperto di cose mussoliniane e autore di Caccia grossa ai diari del Duce) sul Corriere della sera del 6 dicembre in un articolo intitolato «Mussolini e Petacci quanti “refusi” dall’anno di nascita al falso cassetto» ha raccolto gli appunti di Barbara Raggi, non proprio tenera con il lavoro della curatrice Luisa Montevecchi. Ha rilevato quelli che secondo lei sono errori di trascrizione e curatela: «Edizione critica? Per chiamarla così ci vorrebbe una trascrizione totale, note e apparati che, invece, sono insufficienti». Abbastanza per scatenare la reazione del sovrintendente dell’Archivio centrale dello Stato, Agostino Attanasio, che ha scritto la prefazione al volume (per altro realizzata proprio con materiali appartenenti all’archivio). Nessun refuso secondo lui, che ha a sua volta scritto al Corriere l’altro giorno: «Tra le riproduzioni proiettate durante la presentazione del volume sono state inserite le lettere con i “refusi” indicati dalla Raggi e si è potuto così vedere, senza ombra di dubbio, che dalla penna di Mussolini è uscito “cassetto” e non “castello”, “aviere” nella lettera del 10 ottobre 1943 e “alfiere” nella lettera del 9 aprile 1944... Come nella trascrizione della Montevecchi...». Finita lì?
No, Barbara Raggi ha risposto ieri sul sito Dagospia definendo l’intervento di Attanasio «incauto»: «Sostiene l’Attanasio di aver fugato ogni dubbio sull’edizione delle lettere di Benito Mussolini edite da Electa... E se la prende con la sottoscritta per essere intervenuta... Il sovrintendente ha mostrato le fotocopie per far vedere che Mussolini ha scritto proprio la parola “cassetto” e non “castello”: la fotocopia sostituisce l’argomentazione».

E poi segue la segnalazione di altri errori. Da ultimo, venenum in cauda, si chiede se non ricada in conflitto di interessi un libro le cui prefazione è del sovrintendente dell’archivio che custodisce la documentazione.

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