Scontro duro su Alitalia Casini: scioperi selvaggi Bertinotti: sciocchezze

Tutto il cooordinamento sindacale pronto a chiedere la testa di Cimoli e di tutto il management. Poi fanno dietrofront: «Non spetta a noi»

Emanuela Fontana

da Roma

Lo sciopero di Alitalia è sospeso, il rischio paralisi per il momento è scongiurato. E questo «è un atto di responsabilità dei sindacati». Tra parti sociali e governo è il tempo della tregua in attesa dell’incontro di mercoledì a palazzo Chigi tra le rappresentanze sindacali e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta e dopo la decisione di fermare il blocco delle flotte almeno fino al vertice di dopodomani. Ma non tra governo e opposizione, perché lo scontro sindacale rimbalza nelle aule politiche dopo il duro attacco del presidente della Camera, Pierferdinando Casini, che si era chiesto e aveva chiesto quali presunte coperture a sinistra abbiano gli autori degli «scioperi selvaggi». Ieri è arrivata la pronta replica di Fausto Bertinotti: «Mi dispiace che una persona intelligente come Casini - ha polemizzato il leader di Rifondazione - dica una sciocchezza di proporzioni macroscopiche. Mi dispiace che dimostri un distacco così grande dalla realtà del Paese tanto da non sapere come vivono i lavoratori delle fabbriche, come si organizza una lotta, chi la guida e chi vi partecipa». Secondo Bertinotti, al contrario di Casini i cittadini «sono in grado di solidarizzare» anche «quando sentono qualche disagio».
Non sono «sciocchezze», ma «questioni decisive per il Paese», gli ha controreplicato Casini. «Ho evidenziato il rischio - ha sottolineato il presidente della Camera - dell’esplosione di scioperi selvaggi sul fronte sindacale, in particolare nel settore dei servizi pubblici essenziali. Ho chiesto alle forze politiche di non coprire atteggiamenti irresponsabili. Mi dispiace che l’onorevole Bertinotti consideri sciocchezze questi problemi».
I sindacati non lo dicono esplicitamente, «non spetta a noi», precisa il leader della Cgil Guglielmo Epifani, ma sarebbero pronti a chiedere la testa del presidente e amministratore delegato Giancarlo Cimoli. Dal governo per ora si mantiene la linea della prudenza. Per il ministro delle Politiche agricole Gianni Alemanno l’obbiettivo di tutti deve essere quello di salvare l’azienda, anche dopo l’ipotesi fallimento ventilata per la prima volta dal ministro del Welfare Bobo Maroni: «Ci auguriamo che i rappresentanti dei lavoratori giungano al tavolo con proposte costruttive e concrete per contribuire al rilancio dell’azienda con uno stile di partecipazione. Alitalia si salva se tutti gli attori, governo, dirigenza e sindacati, si assumono la responsabilità di un’azione convergente». Per Alemanno la settimana si avvia comunque con il piede giusto: «È molto importante - commenta - che i sindacati abbiano deciso di revocare lo sciopero di domani. È un gesto di responsabilità e una corretta risposta alla convocazione del governo».
Interrompendo lo sciopero i sindacati «hanno mostrato un segnale di attenzione a una buona volontà verso il governo», ha sottolineato il segretario della Cisl Savino Pezzotta, che sulle ipotesi di fallimento precisa: «Il sindacato vuole salvare Alitalia. Noi lavoriamo per trovare una via d’uscita». Ma le cose che non vanno sono molte, ha precisato anche ieri Epifani: «Noi non chiederemmo mai il cambio di un amministratore delegato. Non è quello che spetta a un sindacato di decidere o di proporre. Spetta all’azionista». La conclusione però sembrerebbe andare in quella direzione: «In Alitalia non funziona quasi nulla, la politica delle tariffe, troppo alte rispetto ai concorrenti. Non funziona l’organizzazione del lavoro, i turni, gli investimenti, la manutenzione, che una volta era il fiore all’occhiello, è stata praticamente lasciata a se stessa, messa in un angolo». «Difficilmente», ha poi chiarito Epifani, oggi e domani «si tornerà alla normalità» nel trasporto aereo.

Alitalia «non ha più la possibilità di sbagliare, perché se brucia questi soldi c’è solo il fallimento. Per questo chiediamo un piano industriale di rilancio». Pezzotta chiede «un gesto di buona volontà da governo e azienda». Tra i lavoratori, avverte Epifani, ci sono «molta rabbia ed esasperazione».

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