Scontro Sea-Alitalia. Bonomi: «Voglio i numeri»

Già oggi gli aeroporti delle province «sottraggono» tre milioni di passeggeri

nostro inviato a Cernobbio

È scontro tra Sea e Alitalia. Dopo tutte le indicazioni e le indiscrezioni sull’abbandono di Malpensa come aeroporto «hub», «non ci sono state comunicate le decisioni relative alla revisione del network e al taglio di voli» ha detto Giuseppe Bonomi, presidente della Sea. «Sono indignato. Non veniamo messi nelle condizioni di aggiornare i nostri piani. È un atto gravissimo e scorretto» (la Sea ha in cantiere investimenti per un miliardo di euro). Continua Bonomi: «Al piano Alitalia sono stati dedicati due consigli di amministrazione: il fatto che siano stati resi noti i contenuti finanziari, significa che le decisioni sulla rete di collegamenti ci sono già».
Bonomi - parlando a Cernobbio al workshop Ambrosetti - ha poi osservato che il piano firmato da Maurizio Prato «non è un piano di risanamento, ma semplicemente lo strumento che consente ad Alitalia di soddisfare il requisito della continuità aziendale.
Per l’avvio del piano, nell’aprile 2008, ci sarà un nuovo azionista che provvederà a rimodellare le linee strategiche secondo le proprie esigenze». Bonomi, in altre parole, è convinto che l’attuale piano industriale di Alitalia non sarà mai attuato. Chi sarà il nuovo azionista? «Auspico un partner industriale». Tradotto, significa una grande compagnia aerea, nella quale Alitalia si possa integrare efficacemente.
In tempi non sospetti, nel gennaio scorso, la Sea ha incaricato lo Studio Ambrosetti per una ricerca sullo sviluppo di Malpensa. L’analisi fornisce dati molto interessanti: se lo scalo continuerà ad avere un vettore di riferimento forte, con un’adeguata capacità di feederaggio, da qui al 2020 porterà al Nord Italia, una crescita aggiuntiva di 13 miliardi rispetto a quella fisiologica; con un vettore di riferimento non europeo, la crescita sarebbe di 7 miliardi. Se Fiumicino sarà l’unico hub in Italia, la perdita per il Nord sarà di 5 miliardi.
La crisi Alitalia è un problema serio; se rinuncerà a Malpensa come scalo hub, qui la perdita sarà di 7 milioni di passeggeri all’anno (il 34%), con un danno di 1,5 miliardi per il territorio.

Lo studio di Ambrosetti osserva che già oggi sono 3 milioni i passeggeri che dagli aeroporti del Nord Italia (300mila solo da Linate) «scappano» in Asia e Nord America attraverso altri hub europei. «Ognuno di questi voli - hanno osservato i ricercatori - provoca una perdita di cinque ore aggiuntive: un costo occulto, attuale, di 1,5 miliardi».

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