Antonio Signorini
da Roma
Il primo banco di prova di un eventuale governo Prodi. Un pegno che il Professore dovrà pagare subito per conquistare la fedeltà della sinistra radicale. Ma anche la «maledizione» che potrebbe dissolvere lincerta maggioranza parlamentare. Nonostante i tentativi, soprattuto dei Ds, di gettare cenere sul fuoco e di rinviare tutto al programma dellUnione, il dibattito sulla legge Biagi aumenta di intensità e anche ieri, vigilia di Pasqua, il centrosinistra si è diviso secondo il classico schema che accompagna tutte le discussioni sul lavoro. «Sarebbe utile non accettare diktat dalla Cgil o dal quotidiano Liberazione. La linea della pura e semplice abrogazione della Legge Biagi è un errore grossolano, e come tale va respinto», ha sostenuto Daniele Capezzone della Rosa nel Pugno. A suscitare la reazione dei moderati dellUnione è ancora una volta la presa di posizione di Guglielmo Epifani per labrogazione della riforma che ha sancito la definitiva vittoria della sinistra interna della Cgil sulle politiche del lavoro. E anche un commento pubblicato dal quotidiano di Rifondazione comunista che prende di mira proprio i radicalsocialisti proponendo di tenerli fuori dal prossimo governo per fargli pagare le loro posizioni pro-Stati Uniti e pro-Legge Biagi. «Occorre - si legge su Liberazione nellarticolo firmato dalla neosenatrice Rina Gagliardi - combattere per superare la legge Biagi e dare segnali chiari, evitando che al governo entrino ministri espressione di politiche neoliberiste e neoatlantiche». Sulla stessa linea Marco Rizzo dei Comunisti italiani, il partito che, ancora più del Prc, agita la bandiera dellabolizione: «La legge 30 va abrogata, cioè cancellata completamente».
LUnione, insomma, è tornata alle posizioni precedenti alla stesura del programma elettorale, che conteneva una soluzione di compromesso che consiste nel superamento della riforma e nella cancellazione di alcune nuove tipologie di contratti. Una situazione che non piace ai due maggiori partiti dellUnione. I Ds, per bocca del responsabile Lavoro Cesare Damiano, continuano a puntare su una piena applicazione dellaccordo. «Sarebbe grave - spiega - confondere la fase che ha preceduto la definizione del programma con lattuale situazione nella quale, scritto il programma e raggiunto un compromesso di alta qualità tra tutti i partiti del centrosinistra, bisogna applicare quei contenuti nellazione di governo».
Anche un politico prudente come Tiziano Treu (ex ministro e autore del «pacchetto» omonimo) dopo mesi di sintonia, torna a criticare apertamente Cgil e la sinistra dellUnione. «Penso che lo stesso Epifani - ha detto in unintervista - si renda conto che non basta cancellare la legge 30 per fare diventare il lavoro più stabile». Chiedere di abolirla «non è un bel modo di cominciare».
Che la Margherita non assecondi il tentativo della sinistra radicale di condizionare la linea dellUnione, riaprendo la competizione sul programma, non ha ragioni esclusivamente politiche. Il partito di Francesco Rutelli è vicino alla Cisl, che è contraria allabolizione della legge Biagi. Anche la Uil di Luigi Angeletti è contro la linea dellabrogazione («il nuovo governo non dovrà prendere ordini dalla Cgil», ha ribadito ieri il segretario) e tra le file dei senatori può contare su iscritti e simpatizzanti.
Chiunque toccherà la riforma del lavoro si troverà quindi a far fronte a una serie di pressioni contrastanti, con esiti più che incerti. Anche perché il centrodestra è intenzionato a fare una dura opposizione.
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