da Ginevra
È saltato il banco alla roulette di Ginevra dopo nove giorni di colloqui, trattative, compromessi, proposte, litigi e anche qualche insulto (il ministro brasiliano per il Commercio aveva dato dei nazisti agli europei, con tanto di successive scuse ufficiali, ndr). Il Doha Round ha chiuso quasi definitivamente i lavori senza trovare un accordo.
I negoziati della Wto, lOrganizzazione mondiale del commercio, si sono bloccati ieri sulla questione del «meccanismo di salvaguardia» che oppone gli Stati Uniti ai grandi Paesi emergenti di Cindia ossia India e Cina. Lapplicazione del meccanismo di salvaguardia permette a uno Stato di applicare tariffe eccezionali sui prodotti agricoli in caso di un forte aumento delle importazioni o di un ribasso dei prezzi, per proteggere i propri produttori. Nuova Delhi chiede che la soglia di applicazione di tale meccanismo sia bassa, ma Washington si oppone, temendo che possa diventare uno strumento fortemente protezionistico. Difficile un ripensamento in extremis, anche se le riunioni tra i 153 Paesi membri si sono susseguite per tutta la notte. «I negoziati di Ginevra sono finiti - ha detto il portavoce del commissario Ue al Commercio, Peter Power - resta da vedere se questa è la fine del Doha round, ma non ci saranno ulteriori trattative questa settimana».
Anche per il negoziatore italiano, il sottosegretario allo Sviluppo economico, Adolfo Urso, non ci sono ulteriori margini per trattare, ma il suggerimento saggio è di «non buttare via tutto. Se salta il tavolo, come sembra, dobbiamo ripartire da Ginevra, dove qualcosa di buono sè pure fatto. In questo momento siamo sulle montagne russe. Ci sono troppe partite aperte, ma dobbiamo consolidare il percorso fatto in questi dieci giorni. Per ora abbiamo salvato lagricoltura italiana, con i suoi prodotti tipici, ma la partita si gioca sulle indicazioni geografiche e sullaccesso ai mercati dei Paesi emergenti: Cina, India e Brasile. Il negoziato è fallito sullagricoltura, nel Pacifico, non nel Mediterraneo. Il pressing italiano sta facendo breccia - conclude Urso -; il Club dei volenterosi, composto da 9 Paesi, sta avendo successo con il supporto dei principali partner Ue, come Gran Bretagna e Germania».
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