Tra i mille volti di Milano c'è anche quello di città del restauro, attenta alla conservazione delle tracce del proprio passato. E così, all'ombra delle gru e dei grattacieli (già in via di realizzazione o soltanto sulla carta) che preannunciano la Milano del futuro prossimo, c'è tutta una schiera di professionisti che, chini nell'abside di una chiesa, chiusi in un chiostro di monastero, arrampicati su pareti affrescate o su vetrate istoriate, fanno del confronto con l'arte dei secoli passati la propria vocazione quotidiana. La nostra città, sebbene forse non tutti la riconoscano immediatamente come centro d'arte, è all'avanguardia anche in questo campo. «Milano nei cantieri dell'arte» (www.milanoneicantieridellarte.it) è il titolo dato a una rassegna di convegni e itinerari guidati che prosegue fino a sabato fra i cantieri del restauro milanesi, in occasione della XII Settimana della Cultura. Obiettivo: promuovere il patrimonio storico e artistico del capoluogo, oltre all'attività dell'imprenditoria del restauro. Il progetto, promosso da Assimpredil Ance, Camera di Commercio e Arcidiocesi, si presenta come un dialogo vivo e concreto tra passato e presente, che ha come filo rosso le vicende della Milano operosa, dal Rinascimento ad oggi. E mentre le visite guidate si snodano attraverso le «fabbriche» milanesi del Quattro e Cinquecento (ma non solo) oggetto di interventi di recupero, i dibattiti e i convegni affrontano le problematiche, le tecniche e le recenti metodologie di restauro. Se ne è parlato ieri, alla sede Assimpredil di via San Maurilio, nel convegno «Innovare nel restauro» coordinato dal Soprintendente per i beni architettonici e per il paesaggio Alberto Artioli. I temi trattati spaziano dalle energie rinnovabili alle tendenze applicative, dalle tecniche di illuminazione ai materiali, dalla prevenzione e manutenzione al ruolo, sempre decisivo, della pubblica amministrazione. Parola d'ordine: sinergia fra mondo della ricerca, imprese ed enti pubblici. Sul fronte del restauro e della conservazione dei beni artistici, Milano è tutta un cantiere. Fra i più noti: l'abside del Duomo, che destava qualche preoccupazione per una leggera spiombatura verso oriente; la Ca' Granda, vero e proprio laboratorio milanese del restauro ricostruttivo e conservativo, a partire almeno dal dopoguerra; il complesso di Santa Maria delle Grazie, fin dall'Ottocento oggetto di interventi di ripristino monumentale; Sant'Eustorgio, una tra le più antiche chiese milanesi, in cui si è lavorato sulle parti rinascimentali e sul ricco apparato decorativo; Santa Maria presso San Satiro, celebre per il trompe l'oeil absidale; il chiostro cinquecentesco di San Simpliciano, il cui progetto di recupero è partito nel 1997 e prosegue ancor oggi; la strada coperta della Ghirlanda nel Castello Sforzesco e, sempre al Castello, le facciate della corte ducale, il cortile della Rocchetta e il rivellino di Santo Spirito. E a Palazzo Marino, importanti interventi hanno interessato le decorazioni di Sala Alessi. Al di là dell'aspetto puramente storico e artistico, la rassegna vuole far luce sulle competenze, il know-how e le tradizioni delle imprese milanesi attive nel settore del restauro conservativo e del consolidamento statico di edifici storici. Di grande fascino la scelta di organizzare i percorsi di visita secondo il criterio suggerito dal catasto di metà Ottocento, che suddivideva il territorio di Milano in sei zone corrispondenti ad altrettante porte cittadine: Nuova, Orientale, Romana, Ticinese, Vercellina e Comasina, con il nucleo centrale della città, stretto intorno al Duomo, considerato a sé stante. Un'organizzazione territoriale che non è mai uscita dal cuore dei meneghini doc, e che ha plasmato nel profondo la percezione degli spazi urbani da parte dei milanesi. Da secoli, si può dire, se è vero che già nella prima rappresentazione grafica della città, allegata a un codice dell'Ambrosiana che raccoglie le Cronache di Galvano Fiamma (siamo intorno al 1330), si riconoscono già sei giurisdizioni facenti capo alle porte Cumana (verso Como), Nuova (Monza), Orientale (Bergamo), Romana (Piacenza), Ticinese (Pavia) e Vercellina (Novara).
Una tradizione che prosegue, più tardi, con la planimetria di Giovan Battista Claricio (1579), la prima realizzata con metodi geometrici, e che viene variamente ripresa da tutta la cartografia storica, dal Catasto Teresiano e dalla successiva revisione ottocentesca.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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